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Una volta accertata la gravidanza, nelle settimane successive sono previste visite ed esami utili a monitorare la salute di mamma e del bambino.

Solitamente, il ginecologo prescrive gli esami previsti dal ministero della Salute, in base a linee guida internazionali. Sono pertanto accertamenti offerti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). Spetta poi al medico valutare, a seconda del caso, se è necessario richiedere altre indagini. Suddividendo la gravidanza in trimestri diventa semplice ricordare, ogni tre mesi, la necessità di fare una visita, con gli eventuali esami richiesti, e un’ecografia.

Analisi del sangue per la donna in gravidanza

Entro la decima settimana dall’esito di gravidanza, è di solito fissata una visita ginecologica e l’esecuzione di alcuni esami. Questi test, poco invasivi ma molto utili, possono essere ripetuti anche in altri momenti del percorso che porta al parto e alla nascita di un bambino.

Le analisi del sangue standard prescritte comprendono:

  • Emocromo. Identifica la concentrazione dei globuli rossi nel sangue e permette di rilevare una possibile anemia, che rende più vulnerabili alle infezioni e potrebbe rallentare lo sviluppo del feto. Di solito si esegue: all’inizio della gravidanza, tra la 28a e la 32a settimana e tra la 33a e la 37a settimana.
  • Ferritina. Quando l’emocromo evidenzia un’anemia (emoglobina inferiore a 10,5 g/100 ml), il medico può richiedere questo esame che, misurando la quantità di ferro presente nell’organismo, può valutare la prescrizione o meno di un integratore.
  • Glicemia. È l’esame che identifica la quantità di glucosio nel sangue e può diagnosticare un eventuale diabete gestazionale. Quando farlo: nel primo trimestre di gravidanza e tra la 24ª e la 27ª settimana.
  • Transaminasi (ALT e AST). Definisce la funzionalità epatica attraverso la misurazione della concentrazione di alanina aminotransferasi (ALT) e aspartato aminotransferasi (AST), enzimi prodotti dal fegato. L’esame di solito viene consigliato nel primo trimestre di gravidanza.
  • Test di coombs indiretto. Identifica la presenza di anticorpi Rh. Quando il gruppo sanguigno della mamma è Rh negativo e quello del papà è Rh positivo è possibile che anche il nascituro sia Rh positivo. Tale situazione attiva la produzione, da parte della madre, di anticorpi che attraversano la placenta e distruggono i globuli rossi del feto. Esiste la possibilità di evitare questa evenienza, eliminando gli anticorpi della madre, ma è necessario avere l’informazione corretta. Il problema non si pone mai se la madre è Rh positiva perché, nel caso del feto Rh negativo, il fattore non è rilevato dalla madre perché non c’è.
  • Rubeo test. È il test per scoprire se la mamma ha contratto la rosolia e ha sviluppato gli anticorpi. La rosolia, se contratta in gravidanza, può causare complicanze anche gravi nel feto. Proprio per questo andrebbe eseguito prima di avere un bambino, per potersi vaccinare. A tale proposito, da decenni è prevista, in epoca prepuberale, la vaccinazione delle bambine.
  • Toxo test. L’esame permette di sapere se la futura mamma ha contratto la toxoplasmosi, un’infezione provocata da un parassita presente nelle feci di gatti infetti e in alimenti contaminati e che può causare malformazioni al bambino. Nel caso in cui il risultato fosse negativo la futura mamma deve adottare una serie di precauzioni, soprattutto alimentari, per evitare il contagio durante i nove mesi. Tra gli alimenti da evitare ci sono le insalate crude e gli insaccati.
    Viene proposto all'inizio della gravidanza e, in caso di risultato negativo, si ripete ogni 30-40 giorni per poter fare una diagnosi precoce ed evitare che l’infezione arrivi al feto.
  • Hiv. Serve a identificare la presenza di anticorpi contro il virus dell’Aids. Se il risultato è positivo, si può sottoporre la futura mamma e il neonato a trattamenti antiretrovirali che abbattono il rischio di contagio. È un esame che si effettua all'inizio della gravidanza.
  • Epatite B (Antigene HBs Ag). Permette di sapere se la mamma è portatrice sana dell’epatite B, infezione del fegato che può essere trasmessa al bambino al momento del parto. In caso di risultato positivo, dopo la nascita il bambino viene vaccinato. Esiste anche il test per l'epatite C (Hcv), ma è consigliato solo alle donne che, secondo il medico, sono a maggior rischio di contrarre la malattia
  • Test della sifilide. L’infezione può causare danni al nascituro e per questo, anche se c’è un rischio minimo che la madre sia contagiata, l’esame potrebbe essere consigliato. In caso di positività, infatti, basta un trattamento con antibiotico per eliminare, in modo sicuro, il rischio per il bambino.

Altri esami per la donna incinta

Analisi delle urine. Nel campione raccolto si misurano i livelli di:

  • albumina, questa proteina può essere sintomo di pre-eclampsia non diagnosticata;
  • glucosio, la presenza di questo zucchero nelle urine può essere una spia del diabete;
  • batteri, la presenza di questi microorganismi segnala un'eventuale infezione delle vie urinarie che, se si diffonde all'apparato genitale, potrebbe compromettere la salute per la salute della mamma e del nascituro. Questo esame viene di solito richiesto mensilmente.
  • tampone per la ricerca dello streptococco beta emolitico di tipo B, è raccomandato perché la presenza di questo batterio, anche se asintomatica sulle mucose vaginali e rettali, è comune nella popolazione ed è la causa più frequente di infezioni neonatali potenzialmente gravi. Nel caso di positività, basta sottoporre la futura mamma a trattamento antibiotico per ridurre drasticamente il rischio di infezione del bambino durante la nascita. Viene solitamente consigliato all’approssimarsi del parto.

Ecografie in gravidanza: ne bastano tre

Il decreto ministeriale prevede l’esecuzione di tre ecografie nel corso della gravidanza. Esami aggiuntivi sono utili nel caso in cui siano presenti complicazioni o quando ci sia il sospetto di malformazioni fetali.

La prima ecografia, da eseguire nel primo trimestre, possibilmente entro la 13a settimana, permette di visualizzare il battito cardiaco fetale e a contare il numero degli embrioni, quindi sapere se la gravidanza è singola o gemellare. L’esame permette anche di misurare le dimensioni dell'embrione e definire la sua età gestazionale con maggiore precisione rispetto a quella calcolata sulla base dell'ultima mestruazione, soprattutto se, prima del concepimento, la mamma aveva un ciclo irregolare.

La seconda ecografia, consigliata tra la 19a e la 21a settimana, definita morfologica, è importante perché consente di osservare gli organi fetali e diagnosticare eventuali malformazioni.

La terza ecografia, da eseguire tra la 28a e la 32a settimana, valuta la crescita del feto in rapporto alla sua età gestazionale. 

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Gravidanza, guida agli esami

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