La gestione dell’asma e la gravidanza
Intervista a Manuela Latorre, Dirigente Medico UO Pneumologia presso Nuovo Ospedale Apuano di Massa
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Intervista a Manuela Latorre, Dirigente Medico UO Pneumologia presso Nuovo Ospedale Apuano di Massa
L’asma è una patologia respiratoria cronica molto diffusa che, soprattutto nelle sue forme più gravi, può avere effetti negativi sulla gravidanza. Un’indagine condotta attraverso il network SANI, che raggruppa i centri di eccellenza italiani per la cura dell’asma grave, e con il supporto delle Associazioni dei pazienti Respiriamo Insieme e Federasma, ha aiutato a valutare quale siano le effettive problematiche in quest’area, in modo da facilitare la gestione dell’asma nelle donne in età fertile, durante la fase di programmazione di gravidanza o in corso di gravidanza.
Abbiamo parlato dell’argomento con Manuela Latorre, Dirigente Medico UO Pneumologia presso Nuovo Ospedale Apuano di Massa.
L’asma è una patologia molto comune, che in Europa si stima colpisca dal 4 all’8 % delle donne durante la gestazione, comportando, quando non adeguatamente controllata, rischi anche molto gravi per la madre e per il bambino come preeclampsia, parto pretermine e basso peso alla nascita. Anche Latorre sottolinea che “lo stato di gravidanza è proprio una di quelle condizioni che maggiormente può comportare dei cambiamenti nell’andamento del controllo della malattia”. Questo fenomeno si spiega sia con cause prettamente fisiche che con fattori psicologici, determinati dal particolare momento che la donna vive, fra incertezze e paure, che spesso finiscono per influenzare la continuità terapeutica. Il 20% circa delle donne intervistate riferiscono, ad esempio, timori relativi a possibili danni al feto e a un peggioramento dei sintomi dell’asma durante la gravidanza. “C’è sicuramente una paura forte, evidenzia Latorre, che è quella di poter nuocere al bimbo con le terapie che possono essere assunte nel corso di gravidanza”.
Le pazienti arrivano in molti casi ad abbandonare le cure, senza consultarsi con il medico, decisione che può determinare pesanti conseguenze per la salute della madre e, di riflesso, del bambino. Al contrario, come definito dalle linee guida e raccomandazioni internazionali riguardo ad una gestione ottimale dell’asma in gravidanza, le terapie vanno proseguite, valutando accuratamente quali siano quelle più adeguate ad ogni specifica situazione. Come sottolinea Latorre, “è ben noto ormai come un trattamento non adeguato dell’asma possa portare a riacutizzazioni della malattia con episodi di crisi respiratoria in grado complicare pesantemente il decorso naturale della gravidanza”.
Allo stato attuale, si registrano ancora criticità a livello di definizione di un percorso diversificato che tenga conto della presenza della malattia in sé e anche del suo livello di gravità. Se, infatti, ampio spazio viene dato all’organizzazione di percorsi personalizzati per la gestione e la cura delle donne con asma grave, specie durante una gravidanza, meno chiari e consolidati sono i percorsi di cura che dovrebbero guidare ed aiutare qualsiasi giovane asmatica che voglia intraprendere una gravidanza.
Diventa quindi essenziale garantire a tutte le pazienti asmatiche in età fertile l’accesso generalizzato a un percorso di tipo educativo, in grado di offrire rassicurazione e informazione. Come afferma Latorre, “ad oggi sappiamo che molte delle terapie che abbiamo a disposizione per curare l’asma possono essere usate durante la gravidanza, quindi hanno dimostrato di avere un buon profilo di sicurezza nel trattamento della paziente senza comportare complicanze rilevanti, e questo è vero anche per le forme di asma più gravi”. Dati sempre più robusti supportano l’uso di alcune delle nuove terapie biologiche come, opzione efficace, sicura e mirata contro i processi infiammatori alla base dell’asma, anche durante la gravidanza.
La paziente non deve sentirsi sola nel pianificare e nel gestire una gravidanza, anche a livello informativo. Dall’indagine emerge la necessità che le nozioni arrivino da un medico, come viene affermato nel 98% dei casi, con ruolo chiave riconosciuto ad uno specialista dell’asma per il 90% delle intervistate.
Seguire in maniera efficace la paziente vuol dire coinvolgerla nelle scelte terapeutiche, risolvendo i dubbi ed evitando che finisca per rivolgersi a canali social e simili come fonte di informazione sulla malattia. In quest’ottica, quindi, è fondamentale che il medico, secondo Latorre, “sia in grado di instaurare con la paziente un adeguato rapporto di fiducia, cercando anche una collaborazione con quelle che sono le altre figure sanitarie”, come per esempio il ginecologo, il medico di medicina generale e l’ostetrico. Questa partecipazione è essenziale per fare in modo che la donna asmatica riceva indicazioni chiare e coerenti sulle terapie da seguire sia durante la gravidanza che nella in fase di programmazione.
L’attività di counseling è fondamentale per arrivare ad una reale gestione condivisa, impostata su un proficuo scambio fra paziente e medico e sulla definizione di un percorso armonico, continuativo e personalizzato che riesca a mantenere sotto controllo i sintomi dell’asma e, nello stesso tempo, a facilitare una gravidanza il più possibile sicura e serena.
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