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A causa della carenza di professionisti, la ‘libera scelta’ del medico e del pediatra di famiglia diventa sempre più spesso una ‘scelta obbligata’. La desertificazione che interessava i pediatri, oggi si presenta anche per i medici di famiglia che vanno in pensione senza un ricambio proporzionato di giovani che li sostituiscano. Solo nel 35% delle volte un cittadino ha una situazione buona con una disponibilità di almeno 5/6 medici liberi tra cui scegliere, nell’arco di un paio di km da casa. Particolarmente critica la situazione a Trento, Milano, Torino, Bologna e Cagliari dove solo 1 medico su 4 (nel migliore dei casi) ha disponibilità. Lo evidenzia un'inchiesta di Altroconsumo, realizzata lo scorso giugno su 11 regioni in cui si è provato a cambiare, online, il medico o il pediatra.

Sono state considerate sia il capoluogo (a eccezione del Veneto, con Padova, e Roma, dove si è testata la Asl 1) sia un Comune più piccolo, per un totale di 22 città. Su 37 rilevazioni totali, solo in 13 casi (35%) c’era una scelta di medici adeguata (5-6) nel giro di 1-2 chilometri dal domicilio. Liguria e Lazio sono risultate le migliori regioni a livello di disponibilità. Sono invece 10 i casi critici e 14 gli insufficienti, tra cui spicca l’area del Trentino. Per cambiare il medico o il pediatra, Altroconsumo ha visitato l’area del portale sanitario della Regione e verificato quanti professionisti fossero disponibili. La scelta dell’inchiesta online si è resa necessaria non solo "perché molti uffici hanno limitato gli accessi allo sportello, ma anche per avere un quadro completo dell’offerta nell’ambito cittadino (cosa che non si può sempre verificare accedendo allo sportello di una specifica Asl)”.

Emerge che è sempre disponibile l’indirizzo dello studio e l’orario di ricevimento, ma l’età del medico è indicata raramente (lo fanno solo Puglia, Emilia e Campania). Solo in Puglia, Sardegna e Veneto viene pubblicato il numero di pazienti di un medico. "Entrambe queste informazioni - scrive l’organizzazione - sono invece importanti sia per sapere se un medico è vicino alla pensione (diversi soci ci hanno scritto di aver scelto un medico che dopo pochi mesi ha lasciato il suo posto) sia per valutare l’impatto del numero dei pazienti sull’attività dello studio medico". La sanità sta facendo importanti passi in avanti nella digitalizzazione dei servizi offerti ai cittadini, ma se per il medico sembrano non esserci grossi problemi, per il cambio del pediatra c’è ancora da lavorare.

La carenza di medici di base e di pediatri - spiega Altroconsumo - è da attribuire soprattutto al fatto che negli anni passati, i ministeri preposti non hanno formato un numero adeguato di medici che sopperisse ai tanti che uscivano dal Ssn per andare in pensione. Nel 2019 il ministero della Salute ha tentato di sbloccare il turnover, portando le assunzioni possibili a un +10% e aumentando il numero dei posti nelle scuole di specializzazione, ma gli effetti di questa svolta si vedranno tra qualche anno, ovvero il tempo necessario per la specializzazione di un medico. Nel breve periodo, per sopperire alla carenza, è stata data facoltà alle Regioni di affidare nelle aree disagiate a ogni medico di famiglia fino a un massimo di 1.800 assistiti (prima erano 1.500) e ai pediatri fino a un massimo di 1000 assistiti (prima erano 880).

Attualmente però - conclude l’organizzazione - il medico è ‘vicino a casa’ solo se ci si accontenta di un dottore che riceve dall’altra parte della città, se ci si fa andare bene il fatto che sia avanti con l’età (e quindi probabilmente prossimo alla pensione), se ci si rassegna, in molte zone, a dividerlo con altri 1.799 pazienti.

12/10/2023

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