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"La copertura vaccinale con 3 dosi su tutta la popolazione costituirà una risposta decisiva alla pandemia" di Covid-19. Tuttavia "ciò non significa che non si faranno più richiami: anche per altri virus, come quello dell'epatite B, dopo alcuni anni è necessario fare una nuova somministrazione, ma sarà presumibilmente destinata al lungo periodo".
Queste le parole di Sergio Abrignani, professore ordinario di Patologia generale all'università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus, presente a Milano al Congresso biennale internazionale Amit-Argomenti di Malattie infettive e tropicali, come riportato da una nota redatta dai promotori dell'evento.

"La maggior parte dei vaccini ha bisogno di 3 dosi, quindi ora stiamo solo ricorrendo alla vecchia regola vaccinale", chiarisce Abrignani. "Tutti i nostri figli - prosegue - sono vaccinati contro numerose patologie come difterite, pneumococco, epatite B, tetano, meningococco B, poliomielite, sempre con 3 dosi. La terza dose abitualmente si esegue a distanza di 6-8 mesi dalla seconda: è il classico iter per un soggetto che non è mai venuto a contatto con un determinato microorganismo.
Diverso è invece il caso dell'influenza, il cui virus cambia ogni anno radicalmente. Gli unici vaccini che non hanno bisogno di 3 dosi sono quelli a base di virus vivi attenuati, come i vecchi vaccini per il vaiolo e per la poliomielite, o quelli che usiamo oggi per parotite, morbillo, rosolia, che replicano il virus senza provocare la malattia. Tutti gli altri vaccini si basano su un meccanismo di 3 dosi: le prime 2 servono a innescare la risposta, la terza prolunga la memoria immunitaria e genera una risposta anche nei soggetti più fragili".

Contro Sars-CoV-2, "la somministrazione della terza dose parte solo ora - evidenzia l'immunologo - perché prima vi era l'urgenza di completare una prima immunizzazione nel minor tempo possibile per arginare la diffusione del virus".

"Senza vaccini abbiamo viaggiato alla triste media di 15-18mila decessi al mese – ricorda Abrignani - Era urgente sviluppare vaccini che funzionassero subito, nonostante si sapesse che nel corso dei mesi sarebbe diminuita la risposta immunitaria. I vaccini a mRna sono stati una rivoluzione che ci ha consentito di avere in poco tempo uno strumento sicuro ed efficace".

15/09/2021

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