It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

Trascurati perché non Covid, sono pazienti con patologie acute che si aggiungono ai 5,5 milioni delle persone con malattie croniche che, durante la pandemia, hanno visto ridurre drasticamente il numero di diagnosi, visite ed esami, con effetti devastanti che dureranno anni, come segnala uno studio della fondazione The Bridge -Università di Pavia, Intexo e Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu).

Nel 2020 sono saltate un milione di diagnosi oncologiche con un aumento del rischio di sviluppare sintomi ansiosi, depressivi e stress correlati, l'aumento di dipendenze patologiche e di consumo di farmaci come gli ansiolitici e gli psicotropi.

Riguardo all’oncologia, nel 2020 le diagnosi mancate dall’inizio della pandemia ammontano a 1 milione e si prevede - stimano gli autori della survey - un incremento di nuovi casi che potrebbero aumentare del 21% entro il 2040. Le interruzioni registrate nella regolare assistenza ai pazienti tra il 2020 e il 2021, avranno conseguenze specialmente per quanto riguarda i tumori individuati in stadio avanzato. La pandemia non ha causato un impatto particolarmente significativo sulle terapie farmacologiche del cancro, grazie anche all’implementazione di strategie di prescrizione e di somministrazione di farmaci alternative. Fattori quali il ritardo o interruzione nelle cure, preoccupazioni circa la contrazione del Covid-19 e le sue ripercussioni sono stati alla base di una maggior prevalenza di ansia e depressione nei pazienti oncologici.

Rispetto al tema della fragilità mentale, dalla survey, che ha coinvolto 55 associazioni di pazienti e una società scientifica, è emerso come, soprattutto nei primi mesi di pandemia, ci sia stato un peggioramento delle condizioni di vita e di salute degli utenti già in carico ai servizi, soprattutto in termini di diminuzione dell’aderenza al trattamento e incremento del rischio suicidario. Nel primo anno di pandemia si è registrato l’annullamento di appuntamenti per visite e controlli pari all'86%. Per quanto riguarda la popolazione generale, è stato riportato un rischio maggiore di sviluppare sintomi ansiosi, depressivi e stress correlati, l’aumento di dipendenze patologiche e di consumo di farmaci non soggetti a prescrizione come gli ansiolitici e gli psicotropi.

Si è inoltre osservato il fenomeno del sovraffollamento in Pronto Soccorso: la causa più frequente è l’access block, ossia la condizione che si verifica quando l’uscita dal Pronto Soccorso dei pazienti, valutati come bisognosi di ricovero ospedaliero, viene ritardata per più di 8 ore per la mancanza di disponibilità di posti letto in un reparto di degenza ordinaria. Durante la prima ondata di Covid, si è potuto registrare un calo di circa il 40% del volume di pazienti che hanno eseguito accesso al Pronto Soccorso rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda invece i tempi del percorso diagnostico-terapeutico essi sono aumentati, in quanto i pazienti erano molto più complessi da gestire, richiedevano terapie e monitoraggi più lunghi e complessi.

Per quanto riguarda l’impatto economico della pandemia sulla spesa sanitaria nazionale, nel 2020 la spesa totale è cresciuta fino a 123,4 miliardi (+ 6,5%, dove tra il 2012 e il 2019 i tassi di crescita non hanno superato il 2%, con un tasso medio annuo dello 0,9%). Lo studio mostra come la crisi sanitaria abbia messo in evidenza i limiti del servizio sanitario italiano, ascrivibili principalmente ai tagli lineari alla spesa avvenuti negli ultimi anni. È necessario configurare un sistema resiliente a questo tipo di shock al fine di poter operare al meglio nel futuro in situazioni analoghe.

Attraverso le associazioni Amici onlus, Anmar, Apiafco, Apmar, Salutequità, gli oltre 5 milioni di pazienti con malattie croniche denunciano "l’immobilismo delle Istituzioni nel garantire il diritto alla cura anche ai pazienti non Covid" e chiedono al Governo e alle Regioni di "riorganizzare urgentemente l’assistenza socio-sanitaria territoriale, con l’obiettivo di garantire la continuità delle prestazioni anche nelle fasi emergenziali cicliche, a partire da una maggiore presenza e disponibilità di personale medico, infermieristico e altre professionalità". Sono pazienti che fanno i conti con malattie dermatologiche croniche come psoriasi, dermatite atopica e artrite psoriasica, malattie reumatiche e malattie infiammatorie croniche dell’intestino – oltre un milione in forma grave - nuovamente penalizzati dal blocco delle prestazioni messe in atto da 17 Regioni per procedere alla riconversione dei reparti ordinari in reparti destinati ai soli malati Covid.

"Il trasferimento di risorse e personale, unito al vertiginoso aumento dei contagi (anche tra gli stessi operatori sanitari) causati dalla variante Omicron - rilevano in una nota congiunta - stanno riconfigurando il medesimo scenario degli ultimi due anni: individuare nella soppressione delle prestazioni essenziali l’unica alternativa alla gestione dell’emergenza sanitaria, con l’aggravante che per molte di queste malattie la diagnosi precoce e il trattamento continuativo sono i principi base della cura. Trascurare questi aspetti significa minare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, costrette a vivere una pandemia sociale, oltre che sanitaria. L’allungamento delle liste di attesa sarà la conseguenza dell’attuale blocco e porterà a un prevedibile incremento in futuro dei costi sanitari per gli interventi necessari a sanare i ritardi accumulati".

28/01/2022

Curated Tags

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica