Ha un 'filo diretto' col cervello e un ruolo chiave per la salute: si tratta del microbiota intestinale, un 'alleato' da difendere. Infatti, se il suo equilibrio viene alterato, si possono verificare delle conseguenze negative anche in termini di malattie. Ai segreti di questo 'organo invisibile' che abita nel corpo umano è dedicato un focus di esperti del mondo scientifico e accademico. Occasione per fare il punto sulle conoscenze raccolte fino ad oggi è un convegno scientifico Ecm ('Microbiota: dall’intestino al cervello'), evento promosso e organizzato da Artemisia Academy, organismo della Fondazione Artemisia, di cui è presidente Mariastella Giorlandino, amministratore di Rete Artemisia Lab e rappresentante Salute, Università e Ricerca Confapi.
Il microbiota intestinale, l'insieme dei microrganismi effettivi del nostro intestino, è direttamente responsabile del nostro stato di salute, della metabolizzazione di alcuni nutrienti e della produzione di metaboliti, che hanno un effetto positivo anche sull'equilibrio mentale, chiarisce una nota. È scientificamente dimostrato, infatti, che la stabilità del microbiota intestinale sia in grado di influenzare positivamente i processi cerebrali, con effetti che possono interessare la salute mentale e le funzioni cognitive, evidenziano gli esperti: il microbiota intestinale, attraverso il sistema nervoso intestinale, invia segnali al cervello, stimolando la liberazione di ormoni o trasformando i nutrienti in sostanze e vitamine che influenzano il metabolismo e il sistema immunitario, che a loro volta impattano sulle funzioni cerebrali. Ad esempio, è stato dimostrato che il 90% della serotonina è sintetizzata nell’intestino.
Ma la comunicazione tra microbiota intestinale e cervello, avvertono gli esperti, può innescarsi anche in senso negativo: le alterazioni della composizione del microbiota intestinale "possono addirittura provocare lo sviluppo o l’aggravamento di varie patologie oncologiche, patologie psichiatriche (depressione, disturbo bipolare, psicosi, schizofrenia, anoressia, ansia e disturbi ossessivo compulsivi) o neurodegenerative, come rivela, ad esempio, uno studio realizzato da ricercatori inglesi e tedeschi, pubblicato su 'Jama Psychiatry'", si legge ancora nella nota.
Altri studi scientifici hanno dimostrato inoltre che eventi scioccanti, dolorosi o fortemente stressanti possono influire sensibilmente sul microbiota intestinale e sul benessere complessivo della persona, sin dalla fase evolutiva nel grembo materno e dalla nascita, proseguono gli esperti. Ad esempio, il distacco del neonato dalla mamma rappresenta un vero e proprio trauma che può alterare notevolmente il microbiota del piccolo e, di conseguenza, il suo equilibrio sistemico. Infatti, il primo momento in cui veniamo a contatto con i microrganismi è proprio quello del parto, evento che quindi rappresenta il primo importante fattore costituente il microbiota del piccolo.
Un'altra fonte di microrganismi è il latte materno, che contribuisce strategicamente nel primo anno di vita: l’allattamento al seno non solo trasmette i nutrienti migliori per lo sviluppo dell’organismo del bambino, ma determina anche la selezione del microbiota migliore per il suo intestino, di conseguenza preservando anche il processo di regolazione emotiva, osservano ancora gli esperti. La composizione del microbiota intestinale è peculiare e unica per ciascun individuo e dipende principalmente da fattori genetici e ambientali (tra cui lo stile di vita, l’uso di farmaci e disinfettanti e, ovviamente, l’alimentazione). I fattori ambientali sono quelli su cui è possibile agire attivamente, sia per prevenire le alterazioni adottando corretti stili di vita, sia in caso di disbiosi attraverso piani terapeutici personalizzati.
10/07/2023
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