Il microbiota intestinale è la cabina di regia di molte funzioni e aspetti del nostro organismo e la dieta mediterranea può fare la differenza. “Modula il metabolismo del cibo che ingeriamo, sintetizza vitamine come la B12, la vitamina K e i folati; insegna al sistema immunitario a distinguere amici da nemici; ci difende da microrganismi pericolosi e produce il 70% della serotonina, fondamentale per la motilità intestinale", spiega Gian Luigi de' Angelis, professore di Gastroenterologia dell'Università di Parma.
La serotonina, definita 'ormone della felicità', sta a ricordarci che c'è un asse tra cervello e intestino, dove c'è una rete neuronale estremamente sviluppata. "L'asse intestino-cervello è bidirezionale - evidenzia de' Angelis - Il microbiota ha la capacità di rilasciare neurotrasmettitori fondamentali per la regolazione del ciclo sonno-veglia e del buon umore, mentre ansia e stress possono alterare il microbiota. Quello dei soggetti depressi è caratterizzato dalla perdita di batteri benefici come il bifidus batteri. La perdita di ceppi benefici è inoltre associata a disturbi intestinali infiammatori cronici come il morbo di Crohn".
È stato dimostrato che alterazioni nella popolazione microbica intestinale e cambiamenti nella permeabilità intestinale possono contribuire direttamente alla condizione di infiammazione cronica tipica dell'invecchiamento e influisce, tra gli altri, su benessere psicofisico, anomalie metaboliche e infezioni.
"Riduzione della motilità intestinale, difficoltà di masticazione e deglutizione, inappetenza: questo declino metabolico-fisiologico può essere rallentato - rimarca Patrizia Brigidi, professoressa di Biotecnologia delle fermentazioni all'Università di Bologna - Meglio, controbilanciato con una serie di comportamenti alimentari che influiscono sulla composizione e funzionalità del microbiota intestinale. Come sempre è meglio prevenire, con interventi sulla dieta che favoriscono la crescita e lo sviluppo di batteri 'buoni', quali i produttori gli acidi grassi a corta catena, che, tra le altre cose, supportano l'omeostasi del sistema immunitario, aumentano l'impermeabilità intestinale, forniscono energia all'organismo, e regolano appetito e sonno".
Una dieta sbagliata, lo stress, una vita sedentaria cambiano e indeboliscono la biodiversità nell'intestino per la carenza di specie benefiche o protettive, la competizione tra specie, o per la proliferazione di ceppi potenzialmente patogeni che abbiamo inconsapevolmente favorito, possono rompere l'equilibrio del microbiota impoverendolo. Una condizione, questa, che accomunerebbe il 25% della popolazione (un italiano su 4). E così alcuni microrganismi 'trascurati', che non trovano nutrimento nel cibo che ingeriamo, possono ripiegare sul muco intestinale, rendendolo più vulnerabile; altre specie possono superare le cellule epiteliali e la barriera vascolare e arrivare a organi interni e tessuto adiposo, provocando infiammazione cronica, madre di molte patologie e malattie metaboliche, come le patologie cardiovascolari, l'obesità, il diabete e il cancro.
"Uno studio del Genome Institute of Singapore - ricorda Francesco Visioli, professore di Nutrizione umana all'Università di Padova - condotto su soggetti adulti sovrappeso o obesi sottoposti a 4 settimane di dieta chetogenica, ha evidenziato nel microbiota una diminuzione dei bifidobatteri che aiutano la regolarità dell'intestino e il suo corretto funzionamento. Di contro, la scienza ha dimostrato i benefici della dieta mediterranea sul microbiota intestinale: uno studio pubblicato sulla rivista 'Gut', condotto su soggetti con un consumo abitualmente basso di frutta e verdura e uno stile di vita sedentario, ha confermato che seguire la dieta mediterranea per 8 settimane ha migliorato la composizione del microbiota intestinale, riducendo lo stato infiammatorio".
Nel menù del microbiota intestinale non dovrebbero mai mancare le fibre. Quelle solubili (pasta al dente) e insolubili (verdure) - puntualizzano gli esperti - stimolano la produzione e l'espansione di batteri buoni. E ancora, composti polifenolici di cui sono ricchi frutti di bosco, agrumi, cavoli, broccoli, pomodori, olio d'oliva e noci, che apporterebbero una crescita di Lactobacillus e Bifidobacterium; carciofi, asparagi, aglio, cipolla, porri, topinambur e cicoria, per il contenuto di inulina; legumi come fagioli, lenticchie, ceci, piselli e fave, per il contenuto di frutto-olisaccaridi e galatto-olisaccaridi; pinoli, nocciole, spinaci e pesce azzurro per acidi grassi omega 3, tutti alimenti che possono essere una soluzione contro l'infiammazione cronica.
18/05/2023
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