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Nonostante “il percorso fatto negli ultimi decenni”, le malattie cardiovascolari sono “ancora la principale causa di morte in Italia: oltre il 40% dei decessi sono dovuti a problemi del sistema cardiocircolatorio. La prevenzione primaria e secondaria è fondamentale”. Lo afferma Fabrizio Oliva direttore della Struttura Complessa Cardiologia dell'Ospedale Niguarda di Milano e presidente designato dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco).

“Se nell’ambito dell’attacco acuto abbiamo ridotto in maniera importante la mortalità – evidenzia Oliva - ora bisogna andare sul paziente che ha già avuto eventi e sul quale bisogna agire con i presidi, farmacologici e non, che abbiamo a disposizione. Purtroppo, molti pazienti continuano a non essere a target per fattori di rischio come il colesterolo Ldl, i valori di pressione arteriosa e la sedentarietà”.

Il Numero verde 800052233, attivato in occasione della Giornata nazionale del cuore, “dà l’opportunità al cittadino di confrontarsi, porre domande ai cardiologi dell’Associazione nazionale cardiologi ospedalieri. L’obiettivo - conclude - è offrire ai cittadini le corrette informazioni in materia cardiologica”.

La prevenzione – sottolineano dall’Anmco - diventa ancora più determinante dopo la recente pandemia, poiché il Covid ha agito sulle patologie del cuore a diversi livelli: nelle persone colpite dal virus ha generato infiammazioni di miocardio e pericardio, cardiopatia ischemica, ictus cerebrale, malattie a carattere trombo-embolico; ha, inoltre, contribuito a ritardare la diagnosi, complicando la gestione e l’aspetto di prevenzione delle malattie cardiovascolari e riducendo la possibilità di ospedalizzazioni. In particolare, nei soggetti colpiti dal Covid si è riscontrato un aumento del 20-25% di tutte le malattie cardiovascolari”.

Inoltre, un’ampia metanalisi, recentemente presentata al congresso annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans, mostra che chi soffre o ha sofferto di Long Covid ha una probabilità più che doppia di andare incontro a problemi cardiovascolari nei mesi successivi all’infezione rispetto a chi non ha mai avuto la malattia.

"Il Covid-19 non è soltanto una malattia respiratoria, chi ha sintomi sospetti dopo aver avuto l’infezione deve approfondire, per evitare conseguenze cardiovascolari serie”, sottolinea Pasquale Perrone Filardi, presidente Società italiana di cardiologia (Sic). I dati del nuovo studio, raccolti da 11 ricerche su oltre 5,8 milioni di persone in tutto il mondo, indicano chiaramente che il Long Covid mette in pericolo il cuore, aumentando il rischio cardiovascolare e quello di sviluppare sintomi come affanno, palpitazioni o dolore toracico rispetto a chi non ha mai avuto l’infezione.

Studi precedenti - ricordano i cardiologi - hanno già dimostrato che il contagio da Sars-CoV-2 è associato a un maggior rischio per cuore e vasi: il danno cardiaco acuto è una delle complicazioni più frequenti di Covid-19, arrivando a riguardare dal 20% al 45% dei pazienti. La nuova ricerca mostra che sono ad alto rischio anche i pazienti con Long Covid, ovvero coloro che per 6 mesi dopo l’infezione acuta riportano sintomi come stanchezza cronica, dolori muscolari e articolari, difficoltà di concentrazione. "Le stime indicano che il Long Covid può colpire fino a una persona contagiata su 7 e i dati di questa metanalisi mostrano chiaramente che in questi soggetti è molto importante fare attenzione a eventuali segni di disturbi cardiovascolari", conclude l'esperto.

09/03/2023

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