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Affrontare la diagnosi di tumore al seno avanzatoimplica ripensare, fra l’altro, il proprio rapporto con il cibo, per arrivare a capire non solo cosa mangiare, ma anche l’importante contributo che l’alimentazione può offrire nel migliorare la qualità della vita di tutti i giorni.

La riscoperta del cibo come piacere

La testimonianza di Adele, una delle protagoniste del Vodcast “È tempo di vita”, chiarisce che l’arrivo di una diagnosi così impegnativa smuove le proprie certezze in diversi ambiti, tanto che “la mia percezione è stata come se si stesse parlando di qualcun altro, sono diventata sempre più consapevole successivamente". Un processo di consapevolezza che si è dilatato nel tempo, che l’ha portata poco alla volta a capire più cose di se stessa e di ciò che desidera veramente. Il suo istinto la porta a “cercare tutto quello che era possibile per stare bene, il dedicarmi proprio al piacere, a coltivare quelle che erano le mie passioni, tra le quali anche di rivedere la mia alimentazione”.

Alimentazione e malattia, al di là dei luoghi comuni

Adele focalizza la sua attenzione su questo aspetto, anche memore della sua storia familiare contadina, dove per ogni malanno c’era un ortaggio e una ricettaa portare sollievo. Partendo da lì, Adele avverte la necessità “di sviluppare la fantasia, di abbandonare certe strade, che per me, ad esempio, era considerare l’alimentazione giusta in caso di malattia mangiare in bianco”. Riesce, così, a scoprire l’importanza del cibo come momento di piacere e il ruolo del gusto, per arrivare a comprendere che grazie al piacere dell’alimentazione“potevo fermarmi e dedicarmi del tempo”. Il tempo dedicato alla preparazione dei pasti e a mangiare diventa tempo di vita perché si focalizza sullo stare meglio, superando preconcetti o abitudini del passato. Se prima della diagnosi la cucina di Adele era influenzata dalle preferenze dei suoi familiari, successivamente è lei a far scoprire nuovi sapori al marito, introducendo piatti a base di verdure, cereali e legumi. Il sapore di questi cibi salutari viene apprezzato anche in famiglia, tanto che il nipote, che da piccolo veniva convinto a mangiare le verdure solo se presentate come “pappa del coccodrillo”, sta per intraprendere un percorso di studi per diventare nutrizionista. E una buona parte di questa scelta si può facilmente ricondurre ad Adele, al suo modo di cucinare e di prendersi cura degli altri.

Gusto, bellezza e socialità

Come evidenzia Angela Toss, oncologa e ricercatrice presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, “qualche piccolo piacere, nel percorso di cura che prevede terapie che debilitano molto, può aiutare a tenere su il tono dell'umore”, offrendo anche “un momento di distrazione, di spensieratezza, di condivisione” che aumenta il benessere sia fisico che psicologico. Il cibo, infatti, oltre a soddisfare il palato, fa stare bene anche perché favorisce il senso del bello, attraverso tovaglie colorate e l’attenzione ai dettagli, e la socialità. “Ho una cucina grandissima proprio per accogliere tante persone - racconta Adele - e preparare la tavola per me è un momento fondamentale. Il gusto dell’incontro, il gusto della bellezza” sono parti integranti del piacere di cucinare e di amare il cibo, per andare oltre la malattia e godere in pieno dei piaceri della vita.

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