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Proseguono le puntate del VodcastÈ tempo di vita”, iniziativa promossa da Novartis insieme a Salute Donna Onlus e prodotta da OnePodcast, con la testimonianza di Chiara, un’altra donna che convive con un tumore al seno avanzato, ma che non vuole rinunciare a godere di una vita piena di affetti e di relazioni importanti.

Tumore al seno: l’esperienza di Chiara e l’impatto della diagnosi

Il punto di partenza della storia di Chiara è, anche questa volta, il momento della scoperta del tumore al seno, che avviene a soli 31 anni e con figlio di 1 anno e mezzo. A peggiorare la situazione, dopo 3 anni arriva la diagnosi di metastasi, evento che determina “un impatto emotivo molto forte e molto doloroso, che ho dovuto metabolizzare”, ricorda. L’effetto sulla sua vita è complesso e la porta a rivedere le sue priorità, dando ancora più valore agli affetti che contano, a partire dal figlio e dal partner, per arrivare ai genitori e agli amici più stretti. Nella sua testimonianza, Chiara ricorda che i rapporti “si sono fatti più veri e più forti”.

Come cambiano le relazioni: il rapporto con il figlio

Nell’esperienza di Chiara, le difficoltà e gli alti e bassi di umore non mancano nell’affrontare il tumore al seno, oltre alle preoccupazioni per il benessere del figlio “che è la persona che più di tutti probabilmente ha risentito di questa situazione, quindi anche dei miei stati d'animo”.

La diagnosi, le terapie, i controlli: un percorso faticoso da affrontare. Chiara, però, scopre poco alla volta che questa esperienza non ha inciso negativamente sulla crescita del figlio ma che, al contrario, lo ha reso “più maturo degli altri suoi amici per tante cose e ha sviluppato una sensibilità anche nello stare accanto alle persone più bisognose”.

Da evento destabilizzante, la malattia della madre aiuta a sviluppare nel bambino potenzialità preziose, come l’empatia e la capacità di attenzione e cura. Per arrivare a questo risultato, Chiara si è fatta aiutare da un professionista, che ha seguito il figlio in questa fase delicata. Un aspetto importante che, come sottolinea Grazia Arpino, oncologa presso l’Università Federico II di Napoli, si allaccia alla considerazione “di non lasciare sole le pazienti ad affrontare un problema che spesso, soprattutto all'inizio, è più grande di loro, ma offrire tutto quel supporto che attualmente deve entrare a far parte del processo terapeutico, in modo tale da aumentare la tranquillità, la sicurezza e la compliance al trattamento stesso da parte di questi pazienti”.

Grazie anche a questo supporto, Chiara è riuscita a intrecciare con il figlio un rapporto solido, basato su sincerità e fiducia, anche nel rispondere alle sue tante domande. “Lui si fida di me, sa che se io gli dico una cosa è la verità, non è una bugia e questo è importante - sottolinea Chiara nella sua testimonianza - Sono un punto di riferimento e questo ci ha aiutato, appunto, nel fortificare il nostro rapporto. È importante per me. Io sono importante per lui. Diciamo: ci teniamo per mano”.

La relazione con il partner

Anche per quanto riguarda il rapporto con il compagno, Chiara non nasconde dei cambiamenti, ma “io vedo soprattutto le cose belle e positive di questa evoluzione, perché è sicuramente maturato, è un rapporto più maturo, più consapevole e lui per me è diventato veramente un punto di riferimento”.

Anche nella sfera intima le dinamiche sono diverse e “abbiamo cambiato il nostro modo di relazionarci, di stare insieme e di vivere la nostra relazione di coppia”. Non ci sono certezze granitiche, ma si tratta di “un percorso che stiamo facendo; non abbiamo ancora trovato un punto di arrivo, ma ci stiamo lavorando”, chiarisce, non escludendo la possibilità di ricorrere un giorno all’aiuto di un terapeuta anche per la vita di coppia.

13/10/2023

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