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Continuano gli approfondimenti sull’evoluzione digitale in sanità realizzati dal direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, Francesco Gabbrielli, in esclusiva per Alleati per la Salute, di cui è membro del Comitato di garanzia.

Il panorama sanitario, sulla spinta dell’emergenza Covid-19 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è in piena evoluzione digitale. Si stanno aprendo nuovi scenari in ambito organizzativo e nella gestione delle attività quotidiane, ma serve molta competenza, che dobbiamo creare investendo nella formazione dei professionisti. Servono inoltre delle best practice e delle linee guida medico sanitarie condivise anche con le associazioni dei pazienti.

La telemedicina, fino alla pandemia, era appannaggio di pochi cultori della materia: sia in ambito istituzionale che sanitario era delegata a un futuro possibile. L’emergenza Covid, limitando gli spostamenti, ha costretto a un repentino cambio di prospettiva nei confronti della telemedicina, che però è avvenuto in un contesto di conoscenze tecnico-scientifiche e di consapevolezza organizzativa, a livello istituzionale e sanitario, non adeguato.

È poi arrivato il Pnrr che ha sancito la necessità di accelerare per stare all’interno delle tempistiche e delle rendicontazioni richieste dall’Unione europea, cosa a cui la nostra burocrazia, il nostro sistema, non è abituato. Abbiamo quindi la necessità di fare dei piani con un insieme di professionisti che si cimentano, per la prima volta, sulla realizzazione di progetti di telemedicina su vasta scala che non sono sperimentali, ma in grado di erogare servizi reali, effettivi per i cittadini e che durino nel tempo.

Queste realtà, per molti aspetti contraddittorie, si scontrano con un’altra situazione: il contemporaneo rilascio, con il Pnrr, del decreto ministeriale DM 77 che intende riordinare l’organizzazione dei servizi territoriali, creando dei luoghi di esercizio delle professioni sanitarie (case e ospedali di comunità) oltre alle esistenti, che necessitano di essere collegati con sistemi integrati di telecomunicazioni e digitali.

Il panorama sanitario ha quindi elementi evolutivi che stanno aprendo grandi prospettive e opportunità a cui si sommano, in questo momento, una grande incertezza sull’organizzazione delle attività sanitarie quotidiane ulteriormente aggravata dalla carenza del personale. Serve quindi molta competenza, che dobbiamo creare investendo nella formazione dei professionisti, e mettere a punto best practices e linee guida medico sanitarie che chiariscano sul dove e come intervenire.

Sei gruppi di lavoro, priorità alla teleriabilitazione neuro-psico-motoria

Come Istituto abbiamo cominciato, anche prima del Covid, a partire dalla teleneurofisiologia clinica, a realizzare una serie di documenti di consensus, preliminari a best practices e linee guida. Attualmente sono attivi 6 gruppi di consensus e uno per le linee d’indirizzo dell’età evolutiva. Stiamo accelerando sulla teleriabilitazione e sul supporto psicologico nell’età evolutiva perché registriamo proprio un’enorme crescita di problematiche neuropsicologiche negli adolescenti, a partire dai 12 fino a 20 anni.

Tra i gruppi di consensus c’è anche quello per la telefarmacia ospedaliera. L’idea è di fare in modo che i farmacisti ospedalieri - che per legge hanno il dovere di seguire, dopo la dimissione, pazienti con specifiche terapie erogate solo in regime ospedaliero - possano verificare l’aderenza terapeutica di farmaci molto specialistici e costosi, monitorando eventuali interazioni con dieta o altri farmaci. Stiamo cercando di individuare gli elementi chiave perché questo lavoro diventi una best practice per garantire, sul territorio, una migliore assistenza sanitaria post ricovero ai pazienti.

Altri gruppi di consensus sulla telemedicina interessano l’oncologia, la cardiologia, la dermatologia e la nefrologia. C’è poi la telepatologia che mette in comunicazione video gli esami degli anatomopatologi per le diagnosi sui vetrini. Non è una cosa nuova, ma non si è mai riusciti a metter in rete i centri di anatomopatologia per potenziarne a livello nazionale la collaborazione. Questo servizio è importante per una second opinion in emergenza e urgenza, ma anche per avere un repository, cioè un archivio di immagini già valutate a scopo formativo e per implementare l’impiego dell’intelligenza artificiale nella diagnostica per immagini di varie malattie, dalla cui precisione dipendono terapie mirate ed esiti clinici.

Il ruolo di specialisti e dei pazienti nelle consensus

Facciamo questo lavoro grazie ai professionisti. Organizziamo gruppi di consensus con le società scientifiche di riferimento per le singole specialità a cui si associano consulenti indipendenti per arrivare a delle raccomandazioni. Il testo - basato su dati scientifici - viene quindi inviato alle associazioni dei pazienti per eventuali proposte o commenti per le questioni organizzative. Il documento viene pubblicato nei Rapporti dell’Iss. Questo sistema permette di ottimizzare i tempi di realizzazione dei documenti: la capacità delle associazioni dei pazienti di esprimersi è maggiore se presentiamo un lavoro con già delle soluzioni scientifiche validate da verificare dal punto di vista pratico/organizzativo. Lavoriamo sulle proposte per un contributo puntale, e non generico, da parte dei pazienti. Registriamo una certa difficoltà nella partecipazione delle associazioni nel dare contributi specifici, ma una volta coinvolte, abbiamo un’approvazione dei testi che è intorno al 90-95%. L’iter richiede tempo. Ci sono voluti circa 2 anni per il documento di consensus sulla teleneurofisiologia. Anche ottimizzando le tempistiche, difficilmente si può scendere sotto i 6-8 mesi. La stesura di questi documenti infatti coinvolge decine di società scientifiche - a titolo di esempio, 19 per il consensus per la cardiologia, 12 per la teleriabilitazione e 20 per l’oncologia - quindi le associazioni dei pazienti.

L’importanza delle linee guida in telemedicina

Da questi documenti vengono redatte le cosiddette “buone pratiche” (best practice), cioè delle indicazioni scientificamente validate che sono i precursori delle vere e proprie Linee guida e che hanno valore medico-legale, come previsto dalla legge Gelli sulla responsabilità sanitaria: il medico non è punibile nella pratica se ha agito in osservanza delle linee guida e, in loro mancanza, delle best practices licenziate dal Sistema nazionale linee guida, organismo di valutazione dell’Iss, che fa una revisione dei contenuti e pubblica solo quelle giustificate con sufficienti evidenze scientifiche.

Sono passaggi importanti perché le linee guida vincolano le strutture ad adeguarsi. È acclarato, per esempio, che il paziente con scompenso cardiaco è seguito meglio in telemedicina che in presenza. Lo provano gli studi. Se questa pratica è nelle linee guida, le strutture sanitarie, come le Asl, devono prevederla, non è un’opzione. Purtroppo però in Italia i sistemi di telemedicina, le terapie digitali, la teleriabilitazione non sono ancora Lea (Livelli essenziali di assistenza) e quindi possono essere richiesti ma non pretesi dai cittadini.

13/03/2023

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