Rene policistico
Il rene policistico è la principale causa genetica di insufficienza renale dell’adulto e implica la formazione di cisti in entrambi i reni.
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Il rene policistico è la principale causa genetica di insufficienza renale dell’adulto e implica la formazione di cisti in entrambi i reni.
Il rene policistico dell’adulto è una malattia genetica caratterizzata dalla formazione di cisti in entrambi i reni. Le cisti, aumentando di numero e dimensioni, possono portare a grave insufficienza renale, fino alla perdita totale di funzionalità renale. Si tratta di una malattia multiorgano, perché possono essere coinvolti anche altri organi, come fegato, intestino, pancreas e il sistema cardiovascolare.
Il rene policistico nella sua forma più diffusa, ovvero il rene policistico autosomico dominante, è una delle malattie genetiche più comuni e ha un’incidenza di 1 su 1000, diventando la principale causa genetica di insufficienza renale dell’adulto.
Di solito i primi sintomi si manifestano tra i 40 e i 50 anni di età (dati AIRP, Associazione Italiana Rene Policistico).
Esiste anche una forma più rara della malattia, ovvero il rene policistico autosomico recessivo, che si manifesta nei primi mesi di vita e risulta spesso risulta fatale nel primo mese di vita. Secondo i dati del National Institutes of Health, negli Stati Uniti viene stimato che da 1 su 10.000 a 1 su 40.000 neonati presentano questa malattia.
Una patologia viene chiamata autosomica dominante quando la mutazione genetica interessa un singolo gene compreso fra gli autosomi, che non è quindi localizzato sui cromosomi sessuali. La forma dominante viene trasmessa al figlio da un solo genitore che ne è affetto. In questo caso, ogni figlio ha circa il 50% circa di probabilità di ereditare la malattia, indipendentemente dal sesso. La malattia può anche derivare da una nuova mutazione che si è verificata durante la formazione di un gamete.
La forma di rene policitstico autosomico dominante è una delle patologie genetiche più frequenti, dipende dalla mutazione del gene PKD1 o PKD2, e si manifesta con l’accumulo di cisti su entrambi i reni, che possono arrivare a pesare fino a 6-7 volte più del normale. Compare in genere in età adulta, con forti dolori all’addome e alla schiena, ipertensione e infine insufficienza renale. La malattia è sistemica: oltre al rene, colpisce anche altri organi come il fegato e il sistema cardiovascolare. Alcuni pazienti possono presentare aneurismi intracranici, che costituiscono la complicazione più grave della malattia.
La forma autosomica recessiva è invece determinata dalla presenza di una mutazione in entrambe le copie di un gene. La malattia viene ereditata da entrambi i genitori, generalmente portatori sani. Il rischio di avere un figlio affetto da rene policistico autosomico recessivo per una coppia di portatori sani è del 25%. Un individuo affetto avrà a sua volta sempre figli portatori sani; quindi, solo se anche l’altro genitore è portatore ci sarà la possibilità di trasmettere la malattia. Per questo motivo, questa forma è molto più rara.
La malattia si caratterizza per lo sviluppo di cisti nei dotti collettori, cioè nei canali che trasportano l’urina all’esterno, e si manifesta subito dopo la nascita, attraverso problemi nella concentrazione delle urine e a livello polmonare. Può portare al decesso in età perinatale.
Nella forma autosomica dominante, questa patologia di solito non dà disturbi nei primi 20-30 anni di vita. Spesso le cisti vengono scoperte casualmente, anche se sono già presenti da anni all’interno del rene, e la malattia potrebbe anche non dare mai disturbi. L’eventuale sintomatologia comprende, a livello renale:
Il coinvolgimento di altri organi o apparati può inoltre determinare:
Lo strumento diagnostico più usato oggi per effettuare una diagnosi di rene policistico è l'ecografia dell'addome, che permette di valutare il numero e la dimensione delle cisti renali, oltre a verificare l'eventuale presenza di cisti nel fegato e nel pancreas.
Per ottenere maggiori dettagli sulla malattia e la sua evoluzione, possono anche essere prescritte TAC dell’addome o risonanza magnetica.
Oggi è inoltre possibile ricorrere ad una diagnosi genetica della malattia, ricercando il gene alterato all'interno di tutti i componenti di una famiglia, in caso qualcuno manifesti i sintomi del rene policistico, oppure effettuando una diagnosi prenatale nelle prime fasi di una gravidanza, per scoprire se il feto ha il gene del rene policistico.
Il rene policistico è una malattia geneticamente eterogenea, che può essere causata da mutazioni in due geni: PKD1 e PKD2, che possono provocare due forme molto simili della malattia. Nell’85% dei casi, la mutazione riguarda il gene PKD1.
Trattandosi di una malattia ereditaria, la forma dominante della malattia è trasmessa da una generazione all’altra anche da un solo genitore affetto. Ogni figlio di un genitore affetto da rene policistico ha una probabilità del 50% di ereditare la patologia. La trasmissione della malattia non è influenzata dal sesso, né dalle origini etniche.
Nella forma recessiva del rene policistico, perché avvenga la trasmissione bisogna che entrambi i genitori siano portatori della patologia.
(dati AIRP)
Con l’aumentare di numero e dimensioni delle cisti renali, la quantità di tessuto renale normale si riduce, compromettendo con il tempo la funzionalità del rene e causando spesso insufficienza renale, derivata dall’accumulo dei prodotti di scarto nel sangue. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, il paziente affetto da rene policistico mantiene una funzionalità quasi normale per molti anni.
Altre complicazioni che possono presentarsi sono: infezioni renali o del tratto urinario, dolore cronico ai fianchi o alla schiena, infezioni di cisti del fegato, calcolosi renale, ernie inguinali o addominali e infiammazione dei diverticoli intestinali, rottura di aneurismi cerebrali, prolasso della valvola mitrale.
Il decorso della malattia è variabile, ma si stima che più del 60% dei pazienti arrivino all’insufficienza renale.
Non esiste una cura definitiva della malattia e i pazienti che giungono a insufficienza renale devono essere posti in dialisi ed eventualmente essere sottoposti a trapianto di rene.
I trattamenti sono per lo più rivolti alla gestione di alcune complicanze come l’ipertensione arteriosa, spesso presente, l’intervento in caso di comparsa di sangue nelle urine o di infezioni del tratto urinario o di calcolosi renale e la riduzione del dolore acuto o cronico.
Recenti studi hanno chiarito i meccanismi molecolari alla base della crescita incontrollata delle cisti e, alla luce di queste scoperte, sono in corso sperimentazioni di farmaci in grado di inibire un particolare segnale all’interno delle cellule del rene, riducendo o bloccando la crescita delle cisti.
Oggi sono disponibili farmaci che si sono dimostrati efficaci nel rallentare la perdita progressiva della funzione renale, posticipando quindi il ricorso alla dialisi di circa tre anni. Inoltre, la terapia nutrizionale si sta rivelando un aspetto cruciale del trattamento del rene policistico e prevede una dieta a basso contenuto di sodio e di proteine animali e ad alto contenuto di verdure, frutta e acqua.
Il rene policistico che compare in età adulta è una patologia genetica che si trasmette per via ereditaria da un solo genitore, quindi in forma autosomica dominante: è più frequente rispetto alla variante infantile ed è una delle prime cause di insufficienza renale. I sintomi in genere insorgono con la comparsa di cisti renali e con l’aggravarsi della malattia e l’aumento delle cisti aumenta il rischio di insufficienza renale, così come quello di altre complicazioni come cistiti ricorrenti.
La patologia che colpisce i neonati è invece la forma autosomica recessiva, si trasmette quindi se entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato. Nella maggior parte dei casi i sintomi compaiono già alla nascita e determinano un decorso piuttosto rapido portando, nei casi più gravi, anche al decesso. Già all’interno dell’utero materno, infatti, possono essere individuati reni più grandi del normale e un ritardo di crescita del feto. A volte, invece, i sintomi si manifestano più avanti nell’infanzia.
I sintomi più diffusi sono:
Il trattamento è sintomatico e nei neonati i problemi polmonari possono rendere necessario il ricorso a ventilazione meccanica o ad alta frequenza. Trattamenti farmacologici specifici sono indicati per combattere l’ipertensione. In caso di compromissione irreversibile della funzionalità renale, ovvero malattia renale terminale, si può prendere in considerazione il trapianto renale, che può anche assumere la forma di un trapianto combinato di rene e fegato, a seconda delle condizioni.
Come detto, in molti casi il paziente può non avvertire sintomi per molto tempo o comunque continuare a portare avanti una buona qualità di vita. A complemento dei trattamenti, è ormai riconosciuta l’importanza dell’adozione di un corretto stile di vita da parte del malato di rene policistico. Ciò si traduce in alcuni comportamenti, come:
Insieme a ciò, è raccomandato farsi seguire da un medico nefrologo, che possa valutare in maniera adeguata l’andamento della malattia e definire il percorso terapeutico più efficace.
Come già sottolineato, la dieta assume un ruolo importante per chi soffre di rene policistico. Oltre all’assunzione di liquidi in quantità, è raccomandato:
In generale, è consigliato seguire una dieta equilibrata e sana, che non ecceda con l’apporto di calorie.
L’evoluzione della malattia dipende soprattutto dal tipo di forma. Con l’autosomica regressiva, l’aspettativa di vita viene molto ridotta, anche se la sopravvivenza sta migliorando. In presenza di distress respiratorio neonatale, la mortalità è del 30-40%. Circa il 50% dei pazienti che supera il periodo neonatale sviluppa la malattia renale terminale entro 10 anni di età. (dati Orphanet)
Per quanto riguarda la forma autosomica dominante, il decorso e l’aspettativa di vita possono essere molto variabili ma, nonostante i progressi terapeutici, al momento entro i 75 anni di età, il 50-75% dei pazienti deve fare ricorso a terapia sostitutiva renale come dialisi o trapianto. (dati Manuale MSD)
La gravidanza nelle donne con questa patologia non è in generale controindicata, ma occorre valutare attentamente la singola situazione. Diversi fattori possono incidere negativamente sulla funzione renale in questi casi: età della donna, numero di gravidanze, una pregressa ipertensione arteriosa e, in particolar modo, una funzione renale già deteriorata. Le complicanze più serie includono edema e preeclampsia e rischio aumentato di aborto, parto pretermine, basso peso alla nascita e mortalità perinatale.
In caso di familiarità con la malattia, è il caso che i soggetti a rischio si sottopongano a ecografia di controllo o a diagnostica genetica prima di intraprendere una gravidanza, per poter definire le terapie più adeguate alle condizioni della paziente, anche per eventualmente gestire l’ipertensione arteriosa.
Durante la gravidanza, grazie all’ecografia, si può individuare nel feto la presenza di segnali della malattia come cisti renali, nel fegato e nel pancreas, e valutarne numero e dimensioni.
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