Tumore alla prostata
Il tumore della prostata ha origine dalle cellule presenti all'interno della ghiandola prostatica ed è uno dei più diffusi in Italia fra la popolazione maschile.
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Il tumore della prostata ha origine dalle cellule presenti all'interno della ghiandola prostatica ed è uno dei più diffusi in Italia fra la popolazione maschile.
Il tumore della prostata si sviluppa dalle cellule della ghiandola prostatica, organo dell’apparato genitale maschile, quando iniziano a crescere in maniera incontrollata.
La prostata è una piccola ghiandola dell’apparato genitale maschile dalla forma rotondeggiante. È collocata sotto la vescica, davanti al retto, e circonda il tratto superiore dell'uretra. Svolge la funzione di produrre un liquido che, unito a quello generato dalle vescicole seminali e agli spermatozoi, va a costituire il liquido seminale.
Tra le componenti di questo liquido è presente una proteina, l’antigene prostatico specifico o PSA, che può essere misurata nel sangue.
La prostata svolge un ruolo essenziale per il mantenimento della fertilità.
Vengono distinte diverse forme di tumore della prostata, che variano per rapidità di crescita, diffusione e prognosi.
Le principali forme di tumore alla prostata sono:
Più comuni sono le patologie benigne che colpiscono di frequente la prostata dopo i 50 anni e che determinano spesso sintomi simili alle forme maligne. Nell'iperplasia prostatica benigna la porzione centrale della prostata si accresce comprimendo l'uretra, creando problemi nel passaggio dell'urina.
Sono diverse le cause che possono determinare un cancro alla prostata. Uno dei fattori di rischio più significativi è l’età: dopo i 50 anni le probabilità di ammalarsi aumentano e circa due tumori su tre vengono scoperti in persone ultrasessantacinquenni (fonte AIRC). Anche la familiarità svolge un ruolo importante, insieme alla presenza di mutazioni di alcuni geni, come BRCA1, BRCA2 e HPC1. Nello specifico, i geni BRCA1 e BRCA2 hanno il compito di regolare i meccanismi di riparo del DNA, in caso di accumulo di danni o errori in fase di replicazione cellulare. Se sono presenti mutazioni in questi geni, la funzione di controllo può venire meno e aumenta la possibilità di sviluppare determinati tipi di tumori.
Il gene HPC-1 (Human Prostate Cancer-1) è considerato responsabile della predisposizione al cancro della prostata.
Altri elementi che favoriscono l’insorgenza di questa patologia possono essere alti livelli di ormoni come il testosterone e l’ormone IGF1 e un cattivo stile di vita, caratterizzato, tra l’altro, da una dieta ricca di grassi saturi, da obesità, fumo e da scarsa attività fisica.
In Italia il tumore della prostata è la neoplasia più comune tra la popolazione maschile e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati dopo i 50 anni (dati AIOM 2018). L’incidenza di questa patologia ha registrato un costante aumento negli ultimi decenni anche a causa della maggiore diffusione di test di screening. Nel 2015 in Italia sono stati 7.196 i decessi attribuiti a cancro prostatico (dati ISTAT).
Grazie al miglioramento di efficacia delle terapie, la sopravvivenza a 5 anni è cresciuta fino al 92%, se non sono presenti metastasi. (Registri AIRTUM 2005-2009)
In fase iniziale il tumore della prostata è asintomatico, mentre quando si verifica un accrescimento della massa tumorale possono presentarsi sintomi urinari come:
Questi disturbi possono essere determinati anche da problematiche di tipo benigno, come l'ipertrofia, ma in loro presenza è sempre il caso di effettuare una visita urologica per ottenere una valutazione precisa della situazione.
La diagnosi si basa principalmente su questi esami:
Per ottenere una buona efficacia diagnostica, la maggior parte delle linee guida concordano oggi sui seguenti punti:
Il tumore della prostata viene classificato in base al grado, che segnala l'aggressività della malattia, e allo stadio, che si riferisce all’estensione della malattia.
Per la prima tipologia di classificazione viene utilizzata la scala di Gleason, secondo cui viene attribuito un punteggio da 2 a 10 (da 2 a 6: crescita lenta e con scarsa tendenza a diffondersi; 7: tumore di grado intermedio; da 8 a 10: tumore molto aggressivo). I tumori di alto grado presentano un rischio maggiore di diffondersi in altri organi.
Dal 2016 è stata progressivamente introdotta una nuova classificazione, la Grade Group (GG), che differenzia i tumori in 5 gradi. Questa nuova classificazione presenta il vantaggio di una maggiore immediatezza e si correla meglio alla prognosi. Nella fase di transizione da una all’altra classificazione, al momento sono entrambe riportate nei referti.
Ecco i diversi gradi:
Per quanto riguarda la definizione dello stadio della malattia, si utilizza in genere il sistema TNM (T=tumore), dove N indica lo stato dei linfonodi e M la presenza di metastasi.
La correlazione fra i parametri TNM, Gleason e PSA permette di definire 3 classi di rischio: basso, intermedio e alto, a cui sono associati diversi approcci terapeutici.
In pazienti affetti da carcinoma prostatico localizzato a rischio molto basso o basso può essere presa in considerazione la strategia della sorveglianza attiva, che prevede la verifica continua della situazione attraverso controlli clinici, di laboratorio e strumentali a intervalli definiti, con l’obiettivo di evitare o di posporre effetti collaterali dei trattamenti.
In caso di pazienti affetti anche da altre malattie importanti o con un’aspettativa di vita inferiore a 10 anni, si tende a preferire il mantenimento di una buona qualità di vita adottando la strategia della vigile attesa, che tende a limitare trattamenti invasivi preferendo controlli periodici ed eventualmente una terapia antitumorale di tipo ormonale in presenza di sintomi.
A livello di trattamenti, i più comuni sono:
Il tumore alla prostata in fase avanzata può comprendere:
Le forme avanzate di tumore alla prostata sono più aggressive e determinano un impatto negativo su qualità e aspettativa di vita. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore della prostata metastatico è di circa il 30%. (fonte Italian Journal of Public Health)
I trattamenti in pazienti metastatici o con recidiva variano in base al grado e alla classificazione del tumore, e dipendono anche da fattori individuali quali l’età, lo stato generale di salute e i sintomi riferiti dal paziente. Possono comprendere:
Speranze per malati di cancro alla prostata in fase avanzata arrivano dalla ricerca, grazie ad una nuova tipologia terapeutica, chiamata terapia con radioligandi.
Il radiofarmaco è in grado di legare le cellule tumorali che esprimono uno specifico antigene ed emettere radiazioni che distruggono le cellule tumorali risparmiando le cellule sane.
A livello di prevenzione primaria, è raccomandato mantenere un corretto stile di vita, adottando questi comportamenti:
La prevenzione secondaria sarebbe da svolgere tramite screening con psa, ma non si può contare ancora su programmi di screening di massa e, inoltre, si tratta di una malattia che è difficile da individuare in maniera tempestiva a causa della sua iniziale asintomaticità. Risulta quindi fondamentale chiedere un parere medico in caso di fastidi urinari e, soprattutto dopo i 50 anni o se è presente familiarità, sottoporsi a una visita urologica di controllo annualmente.
La prostatite è un’infiammazione della ghiandola prostatica, in alcune forme determinata da un’infezione batterica, e determina nella maggior parte dei casi dolore del perineo, l’area compresa tra lo scroto e l’ano.
La prostatite può causare aumento dei valori di PSA, che possono far pensare alla presenza di un tumore alla prostata.
Per diagnosticare correttamente una prostatite, oltre all’analisi del PSA va quindi effettuata una esplorazione digito-rettale e un’ecografia transrettale della prostata. Quest’ultimo esame è utile per identificare l’eventuale presenza di calcificazioni a livello prostatico, molto comuni in caso di prostatite cronica.
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