It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

La rivoluzione digitale in sanità viene descritta con termini come telemedicina, sensori, robotica chirurgica, terapie digitali e intelligenza artificiale. Sono questi, infatti, i principali ambiti d’innovazione che, insieme ad altri elementi in fase di implementazione, imprimeranno un cambiamento significativo a questo ecosistema, che è stato analizzato nei dettagli nella ricerca “Life Science: tracciare la rotta in un mare di innovazione”, realizzata dall’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.

Alcune innovazioni sono già entrate nelle strategie delle aziende del settore: un’azienda Pharma su 4 che opera in Italia afferma di aver già incluso nella propria offerta terapie avanzate, mentre il 46% di aver sviluppato altri farmaci innovativi. Alcune innovazioni, però, si devono ancora affermare nel nostro Paese. È il caso delle terapie digitali, dispositivi medici basati su App e/o videogiochi, prescritte dal medico in combinazione a un farmaco o ‘standalone’: nel contesto italiano, sono ancora in attesa di rimborsabilità e necessitano di maggiore chiarezza sul percorso di validazione clinica. Il 36% delle aziende del settore le considera però tra le priorità per il futuro. L’innovazione riguarda anche le modalità con cui sono condotte le sperimentazioni cliniche.

Questi aspetti spiegano, almeno in parte, i ritardi che a livello nazionale si sono accumulati sullo sviluppo delle terapie digitali (DTx), soluzioni digitali validate clinicamente come i farmaci, ma che si possono, ad esempio, scaricare come app, per integrare o sostituire le terapie tradizionali. A livello internazionale, le terapie digitali occupano un ambito d’innovazione sempre più rilevante, visto che migliorano il percorso del paziente e rendono più efficaci i trattamenti.

“Il settore Life Science - afferma Emanuele Lettieri, responsabile scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation - sta affrontando una fase di profonda trasformazione, grazie alle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica e digitale. In questo contesto, tutti gli attori del mercato devono analizzare e comprendere i trend d’innovazione, soprattutto quelli emergenti e meno consolidati, per definire la propria strategia e gli obiettivi di medio-lungo termine. Siamo certamente in un momento storico caratterizzato da molteplici opportunità, nel quale diventa sempre più importante orientarsi correttamente e tracciare la ‘giusta rotta’ per riuscire a valorizzare le risorse in gioco e non perdersi in un ‘mare di innovazione’”.

Appartengono al gruppo delle terapia avanzate “medicinali biologici – spiega Gabriele Dubini, responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation – classificati in quattro categorie: medicinali di terapia genica, medicinali di terapia cellulare somatica, medicinali di ingegneria tissutale, anche ormai ottenibili mediante biostampa 3D di tessuti, e infine - aggiunge - medicinali per terapie avanzate combinate, che contengono uno o più dispositivi medici come parte integrante del medicinale a base di cellule o tessuti. Le opportunità offerte sono però ancora poco conosciute alla maggior parte dei professionisti sanitari, che non hanno ancora maturato un giudizio su quanto possano essere promettenti per il futuro”. Interessante osservare che il 59% dei pazienti coinvolti nella ricerca è propenso a utilizzare questa tipologia di terapie se consigliate dal proprio medico.

Terapie digitali

In base a quanto raccolto dalla ricerca, delle 62 terapie digitali già commercializzate in altri Paesi, la maggioranza (47%) è dedicata all’area psichiatrica, principalmente per la gestione di ansia e dipendenze. Ci sono però anche applicazioni (11%) utili nel campo dell’endocrinologia, rivolte a pazienti affetti da obesità o diabete, e della reumatologia (10%) per il trattamento del dolore cronico. Il modello di rimborso più diffuso coinvolge le assicurazioni, previa prescrizione medica. La modalità di erogazione di oltre la metà prevede l’utilizzo della DTx in modo indipendente (stand-alone). Una terapia digitale su quattro, quindi circa il 25%, è associata a un trattamento farmacologico, solitamente con l’obiettivo di ottimizzarlo, aumentandone efficacia e aderenza.

In Italia non esistono ancora queste soluzioni, ma il 58% dei medici specialisti coinvolti nella ricerca - appartenenti a Amd, Ame, Pke e Simfer – ritengono che le terapie digitali avranno un impatto elevato sulla pratica clinica. Anche i pazienti interessati dalla ricerca - persone con malattie croniche appartenenti alle associazioni Aisc, Alleanza Malattie Rare, Apmarr, Fand, FederAsma e Onconauti - sono propensi ad impiegare le terapie digitali: 7 su 10 non avrebbero esitazioni ad impiegarle, se prescritte dal medico, ma la metà non sarebbe disposto a pagare di tasca propria per queste soluzioni. Proprio una questione economica, la non rimborsabilità delle TDx è, per 9 aziende su 10, il principale ostacolo all’arrivo delle terapie digitali. Anche le tecnologie immersive, applicazioni di realtà virtuale o aumentata, o mista, sono considerate molto interessanti dai pazienti: il 49% è disposto a utilizzarle per migliorare il trattamento della propria patologia.

Robotica

La robotica chirurgica - che permette di eseguire interventi precisi e minimamente invasivi, migliorando i risultati clinici e riducendo i tempi di riabilitazione - impiegata da molto tempo, resta un ambito di innovazione di grande impatto per l’80% delle aziende del settore Life Science. Inoltre, per il 68% dei professionisti sanitari, la robotica assistiva, che supporta le persone con disabilità o limitazioni fisiche, e quella riabilitativa, in cui i robot vengono impiegati come elementi essenziali della terapia, si diffonderanno in 5-10 anni, quindi nel lungo periodo. Infine, secondo le aziende del settore Life Science, la medicina in silico - che utilizza le tecnologie per creare modelli computerizzati, per agevolare diagnosi, prognosi e simulare l'effetto delle terapie disponibili, al fine di personalizzare il trattamento - con il gemello (Twin) virtuale, avrà un impatto molto rilevante, ma non prima di 3 anni, quindi nel medio-lungo periodo. Il gemello virtuale è un modello 3D di un corpo umano e dei suoi complessi sistemi, che può contenere anche il codice genetico e altri biomarcatori fondamentali. Questa rappresentazione virtuale che integra tutti gli aspetti della salute di un individuo, allineati alla sua storia clinica e alle esposizioni ambientali, può essere impiegata sia per scopi diagnostici che per definire il tipo di trattamento più adeguato, confrontando i dati del gemello virtuale con quelli delle banche dati sempre in evoluzione, grazie all’intelligenza artificiale.

24/10/2023

Curated Tags

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica