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Nuovo approfondimento sull’evoluzione digitale in sanità realizzato dal direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, Francesco Gabbrielli, in esclusiva per Alleati per la Salute, di cui è membro del Comitato di garanzia.

Evoluzione digitale in farmacia: cosa cambia per il paziente

La più evidente novità in farmacia è arrivata con la ricetta dematerializzata, durante la pandemia Covid. Il problema è che, essendo una norma creata solo per l’emergenza, è ancora transitoria e deve essere rinnovata. Per diventare strutturata, cioè una soluzione fissa, serve una scelta politica, oltre ai finanziamenti per sostenerla. Il fatto positivo è che la proroga è stata rinnovata, quindi le informazioni relative alla ricetta sono direttamente trasferite al paziente che sceglie in quale farmacia andare, ma il passo successivo è permettere al cittadino di ricevere il farmaco direttamente a domicilio. Sulle modalità di consegna poi si potrebbe ragionare anche in termini di utilizzo di vari mezzi di trasporto, compresi i droni. In ogni caso, il punto fondamentale è che, se tutta la filiera del farmaco fosse digitalizzata, si potrebbe fare ancora meglio, non solo nella modalità di dispensazione, consegna e rimborso del farmaco, ma anche per il monitoraggio delle terapie. C’è anche una questione amministrativa legata alla fustella, il numero univoco che identifica la singola confezione di farmaco che viene rimborsata dal Servizio sanitario nazionale (Ssn). Il sistema non è infatti in grado di collegare la singola farmacia con gli uffici regionali per il rimborso del farmaco. Il codice viene scannerizzato dal computer della farmacia per la gestione delle scorte e per lo scontrino, ma non è letto al centro regionale per il rimborso. Quindi, il farmacista deve consegnare le fustelle di carta in Regione dove sono di nuovo digitalizzate. Con la digitalizzazione completa lungo tutto il processo avremmo un controllo maggiore non solo nella dispensazione e rimborso, ma anche nel monitoraggio sull’aderenza terapeutica. Si potrebbe quindi avere un quadro molto più preciso sulla gestione dei farmaci.

Dematerializzazione: è bastato un mese di Covid dopo 10 anni di confronto

La storia della dematerializzazione della ricetta ha 15 anni. Il primo decreto è del 2006. Per 10 anni si è dibattuto sulla possibilità della vendita online di farmaci Otc e non di quelli rimborsati dal Ssn. Nel 2016 è arrivato il decreto che ha mandato in pensione la ricetta rossa e attivato il collegamento diretto del medico con il database dei farmaci prescrivibili con SSN, ma doveva comunque essere stampato il codice ricetta su foglio di carta. Si parlava ironicamente di ‘decolorazione’ più che di ‘dematerializzazione’ della ricetta perché il codice non poteva essere consegnato al paziente per questioni giuridico-amministrativo. Poi, a febbraio 2020 è arrivato il Covid e, da marzo 2020, con ordinanza della protezione civile: il codice a barre della ricetta è inviato al cellulare del paziente e alla farmacia. In un mese di Covid sono stati spazzati via 10 anni di polemiche, poi tutto ha comunque funzionato. Si sono persi però 10 anni. Sarebbe importante una riflessione su questo, anche perché le tecnologie per l’acquisto a distanza e la consegna a domicilio scegliendo il fornitore sono funzionanti da molto tempo, basta pensare che il primo utile di esercizio di Amazon è del 2003 e noi, nel 2020, solo a forza di Covid siamo riusciti a fare quello che era possibile 15 anni prima. Dobbiamo fare autocritica.

Turnover digitale ogni 6 mesi: calcolare l’obsolescenza delle norme su tecnologie

A forza di ragionare sulle questioni perdiamo di vista le cose fondamentali. Il dibattito è prezioso, ma se c’è una tecnologia va regolamentata per utilizzarla al meglio. Questo vale anche per le altre sfide, come l’intelligenza artificiale in medicina. Come Istituto superiore di sanità (Iss) abbiamo pubblicato, ad esempio, un metodo per calcolare l’obsolescenza di una norma rispetto alla tecnologia disponibile a cui la norma fa riferimento. Questo è importante perché, per la prima volta nella storia, ci troviamo di fronte alla necessità nuova di una tecnologia digitale che evolve di mese in mese. Mentre prima il tempo dell’innovazione, cioè ad esempio dall’ideazione di un farmaco all’arrivo sul bancone della farmacia passavano 10 anni, oggi la tecnologia digitale si rinnova ogni 6 mesi: non ho più in 10 anni di tempo per il dibattito. Senza rinunciare alle prerogative necessarie al dibattito politico, abbiamo messo a punto un metodo per non restare così fermi nel passato. Per esempio, abbiamo le tecnologie per fare una certificazione a distanza di un certo numero di patologie ma, secondo la normativa presente, se le usiamo per scrivere un certificato incappiamo nel reato di falso perché la legge impone che medico e paziente siano nello stesso luogo nello stesso momento per la certificazione. Questo accade perché, quando è stata scritta questa norma, internet non era concepibile. Bisogna superare questo limite.

Farmacia punto di prossimità della sanità digitale

La digitalizzazione permette anche di utilizzare la farmacia come punto di prossimità del Ssn per alcuni accertamenti diagnostici. Questo è possibile a determinate condizioni. La prima è che ci siano dispositivi in grado di essere utilizzati con personale formato, ma non con competenze mediche specifiche. Inoltre, i dispositivi digitali devono essere anche solidi nei dati che producono, in modo che il paziente possa fare l’esame perché il significato è preciso. La seconda condizione è che questi sistemi siano collegati in tempo reale con il Servizio sanitario pubblico, anche con la sanità privata, ma sicuramente con il pubblico. La farmacia deve infatti essere inserita in modo armonico nell’assistenza territoriale. Oltre agli ospedali e case di comunità e al domicilio del paziente, anche la farmacia rientra nella medicina di prossimità. La norma che incoraggia la farmacia dei servizi esiste da tanti anni, non è una novità, ma oggi ci sono tecnologie che permettono prestazioni in più. Date queste due condizioni, la telemedicina fatta presso le farmacie, ad esempio, potrebbe essere uno strumento di ulteriore semplificazione nella vita del paziente, migliorando l’accesso al Ssn, visto che è diffusa anche nei luoghi più disagiati. Almeno per gli accertamenti diagnostici.

Con digitale, monitoraggio a casa dei farmaci ospedalieri

C’è poi la questione della farmacia ospedaliera. Una quota di farmaci, specie quelli più costosi e difficili da usare, vengono somministrati dalla farmacia dell’ospedale da cui il paziente viene dimesso. Per legge queste farmacie hanno la titolarità a sorvegliare l’aderenza terapeutica del paziente. Inoltre, questo dovrebbe avvenire in collaborazione con il medico di medicina generale o pediatra di libera scelta. Le farmacie ospedaliere non hanno sistemi digitalizzati per sorvegliare il paziente a distanza. Si crea un grosso problema perché il paziente deve comunque essere controllato a distanza sull’effettivo svolgimento della terapia. È quindi necessario fare in modo che ci sia un’ottima collaborazione tra tutti questi attori del sistema. C’è inoltre una difficoltà pratica nel creare continuità di contatti tra paziente dimesso dall’ospedale e domicilio anche per la consegna del farmaco. Le tecnologie digitali potrebbero facilitare il compito non solo per la consegna del farmaco, ma anche migliorare la qualità della cura del paziente su farmaci molto costosi e difficili da maneggiare. Bisognerebbe mettere nelle condizioni le farmacie ospedaliere di aumentare la qualità della cura del paziente, prima di tutto su farmaci molto costosi e di uso difficile. Certo, anche la consegna del farmaco a domicilio, o alla farmacia del territorio, faciliterebbe l’accesso al farmaco, ma è molto più improntate proteggere l’aderenza terapeutica. La comodità non deve essere il motivo più importante. Il primo obiettivo è curare meglio le persone.

20/11/2023

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