Telemedicina: cosa implica la costruzione dell’ecosistema digitale della sanità
Intervista a Massimo Caruso, segretario generale dell’Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina
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Intervista a Massimo Caruso, segretario generale dell’Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina
Dopo un lungo lavoro, è stato presentato al Ministero della Salute e ad Agenas (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali) un documento promosso da sedici Società scientifiche e sanitarie che contiene alcune indicazioni volte alla costruzione di un ecosistema digitale della sanità, la cui attuazione pare al momento particolarmente complessa. Quali sono le principali difficoltà da affrontare e gli obiettivi da perseguire?
Il contesto normativo che regola l’applicazione della telemedicina all’interno del SSN è profondamente cambiato negli ultimi 2 anni, in seguito alla realizzazione delle nuove linee guida, alla nomina in Conferenza Stato Regione di Lombardia e Puglia come Regioni benchmark per la telemedicina e ai decreti ministeriali che si sono succeduti nel corso del 2022. Come evidenzia Massimo Caruso, segretario generale dell’Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina, “se prima la telemedicina era un'attività lasciata in qualche modo all’iniziativa autonoma del sanitario, l'intervento di questo blocco di decreti ha disegnato in maniera molto chiara il perimetro entro cui bisogna muoversi. Questo impone agli operatori sanitari di mettere a terra delle soluzioni o delle piattaforme o delle attività che siano fortemente coerenti con questo tipo di contesto normativo”.
Un elemento importante di cui tenere conto è il ruolo della telemedicina, che “non è solo una tecnologia pura e semplice, sono strumenti di comunicazione - chiarisce Caruso - quindi, l'inserimento di queste tecnologie all'interno del normale processo sanitario di cura e di assistenza ha un impatto importante", che al momento viene generalmente sottovalutato. A questo proposito, vanno valutati attentamente diversi aspetti, come i criteri per definire l'eleggibilità dei pazienti ai servizi di telemedicina, considerando che le televisite devono rientrare nel sistema CUP per essere tariffate. Inoltre, per un reale inserimento della telemedicina nel SSN, non si può ignorare “l'estrema eterogeneità di modelli comportamentali” presenti nelle diverse Regioni.
Il documento redatto ha proprio lo scopo di “approcciare questo problema in maniera sistematica”, grazie al coinvolgimento di diverse figure, come infermieri, amministrativi, direttori generali e sanitari, clinici, ingegneri informatici e avvocati. Un’azione condivisa da numerose società scientifiche che intende fornire alle Regioni e ad Agenas gli obiettivi principali da realizzare sul breve termine per facilitare questo processo di digitalizzazione, partendo dalla realizzazione entro l’autunno di un PTDA digitale di riferimento (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale). Il tutto, in vista del fatto che “entro il 30 aprile 2024 devono essere messe a terra le piattaforme di telemedicina e devono essere abilitati i servizi minimi”- precisa Caruso - 'perché l’obiettivo è che nell'arco di tre anni almeno 200.000 persone in Italia vengano assistite in telemedicina”.
Per arrivare a ciò e, quindi, alla realizzazione di un cosiddetto ecosistema digitale, servono azioni radicali, partendo dal fatto che “le società scientifiche devono allinearsi su un linguaggio comune, che è un salto culturale enorme perché, se la digitalizzazione spinge per la trasversalità, l’integrazione e il carattere orizzontale della comunicazione, il mondo sanitario è abituato a delle comunicazioni di natura verticale”. In vista, quindi, di un ripensamento dei percorsi di salute e dei modelli organizzativi che stanno dietro, è indispensabile un cambiamento della visione generale dell’assistenza al paziente, attuando, ad esempio, l’integrazione dei differenti PTDA del paziente, in caso di più patologie e di più specialisti che se ne occupano. Per permettere questo processo, non può mancare la diffusione dei corretti requisiti tecnologici, come l’adozione della banda larga su tutto il territorio italiano, nel rispetto del principio di equità e universalità che devono accompagnare la sanità pubblica.
A fianco a questo tipo di istanza, Caruso ribadisce che “il problema della sanità digitale e della telemedicina in Italia non è solo un problema di governo tecnologico è un problema di governance della sanità” che, per essere efficacemente gestito, necessita del ricorso a nuovi paradigmi di pensiero e azione.
28/07/2023
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