Presente e futuro della medicina digitale
Intervista a Eugenio Santoro, ricercatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS
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Intervista a Eugenio Santoro, ricercatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS
La medicina digitale è una realtà sempre più affermata e, fra successi e criticità, sono diverse le attuali applicazioni e i possibili sviluppi per il futuro.
“La medicina digitale è quell'insieme di strumenti – chiarisce Eugenio Santoro, ricercatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS - che consentono di fornire un supporto tecnologico alla gestione delle patologie o alla gestione dei farmaci che i pazienti assumono”.
Solitamente si tratta di dispositivi medici, per i quali quindi viene quindi assicurata la sicurezza e in molti casi anche l’efficacia rispetto allo standard di cura. La medicina digitale “non è da confondere con gli strumenti più ampi della Digital Health – evidenzia Santoro - a cui appartengono tanti strumenti tecnologici che sono privi di qualsiasi validazione scientifica”.
Gli strumenti della medicina digitale sono, al contrario, pienamente inseriti in un contesto assistenziale, attraverso applicazioni di diverso tipo. Alcuni di essi sono dotati di sensori utili per il monitoraggio di patologie a distanza, che vengono usati a casa direttamente dal paziente. Inoltre, sono stati realizzati dispositivi per il digital drug support, ovvero a supporto della terapia farmacologica, che hanno l’obiettivo di favorire l’aderenza terapeutica. A questo ambito appartengono strumenti base, come le applicazioni che ricordano l'orario di assunzione delle terapie, insieme a tecnologie estremamente più sofisticate, come le cosiddette pillole intelligenti, che permettono un rilascio controllato e diluito nel tempo dei farmaci. Altri ancora permettono di identificare episodi di fibrillazione atriale o di epilessia, come gli orologi e i braccialetti intelligenti certificati dalla Food and Drug Administration (FDA).
A fianco a tanti fattori positivi, non mancano le criticità, che riguardano, tra l’altro, “le difficoltà da parte di chi sviluppa questi strumenti a sottoporli a validazione scientifica, o addirittura l’inconsapevolezza da parte loro della necessità di farlo”, avverte Santoro. Questo elemento rende molto complesso fornire le prove necessarie relative a sicurezza ed efficacia dei dispositivi e rallenta il loro inserimento all’interno dei percorsi di cura, a livello sia di prescrizione che di rimborsabilità.
“Un altro problema – prosegue - riguarda la carenza di regolamentazione per gli strumenti, soprattutto per quelli molto più avanzati dal punto di vista tecnologico”. A questo proposito, Santoro ricorda che “a maggio dell'anno scorso è entrata in vigore una nuova regolamentazione sui dispositivi medici, che richiede che vengano fornite più prove di sicurezza e di efficacia clinica provenienti da sperimentazioni cliniche.
“Si tratta di un passo avanti importante – prosegue il ricercatore - ma occorre fare di più, soprattutto in Italia, per quanto riguarda la normativa che renda semplice prescrivere e rimborsare quelle soluzioni, che si possono inserire nei PDTA (Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali) per le quali le prove di sicurezza ed efficacia sono sufficientemente solide. C’è infine il problema delle competenze digitali in ambito sanitario. La formazione di medici e pazienti sulla medicina digitale aiuterebbe a crearle o ad accrescerle”.
Per quanto riguarda le prospettive per il futuro, particolare attenzione viene riservata all’interno della medicina digitale alle “cosiddette terapie digitali, che – spiega Santoro - sono interventi non a supporto della patologia o a supporto della terapia farmacologica, ma sono essi stessi degli interventi curativi”. La realizzazione di questi sistemi software rappresenta l’ambito più promettente in Italia e “la sfida è di poterli sviluppare, studiare e metterli sul mercato appena ci sono le condizioni dal punto di vista regolatorio che consentano di farlo”, conclude Santoro.
14/04/2023
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