Tra i tanti effetti negativi della pandemia di Covid-19 rientra anche la cosiddetta infodemia, termine che si riferisce alla “circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”. (fonte: Treccani)
Il primo allarme dell’OMS
Già a partire dal febbraio 2020, l’OMS ha lanciato l’allarme sul pericolo rappresentato da fake news e informazioni non verificate, che grazie alla rete sono in grado di diffondersi su scala mondiale in maniera molto rapida.
In questa prima fase si fornivano indicazioni corrette e si smentivano false convinzioni che si stavano affermando, come la presunta utilità di trattamenti preventivi a base di antibiotici, la massiccia trasmissione del virus da parte degli animali domestici o il rischio di contrarlo attraverso il contatto con pacchi provenienti dalla Cina.
I pericoli dell’infodemia
Nel corso di questa pandemia il fenomeno non si è arrestato, ma al contrario si è diffuso in ampie fasce a livello internazionale, in contrasto con i significativi passi avanti che la ricerca ha nel frattempo compiuto, sia in termini di conoscenza delle dinamiche del virus che di sviluppo di vaccini e di terapie efficaci.
Rispetto alle pandemie del passato, l’infodemia rappresenta una grossa novità, a causa della possibilità di una trasmissione abbondante e molto veloce di opinioni da parte di singoli cittadini direttamente da casa propria. Il parallelo fra la circolazione del virus e quella di notizie non verificate è diventato evidente e i due elementi si autoalimentano in un circolo vizioso difficile da interrompere. Il flusso di notizie approssimative o del tutto errate genera veri e propri falsi miti, che si radicano e tendono a rendere ancora più complicata la gestione della pandemia. Ad esempio, la diffusione di fake news sulla pericolosità dei vaccini o di consigli su terapie non solo inefficaci, ma anche pericolose, sono in grado di danneggiare la salute delle persone, che in molti casi dimostrano di avere sempre più difficoltà a identificare una fonte affidabile. A questo proposito, si registra in Italia un basso livello di alfabetizzazione sanitaria, ovvero di comprensione delle tematiche relative alla salute e in particolare della capacità di rintracciare informazioni corrette sulle opzioni terapeutiche disponibili e sulle pratiche di prevenzione.
Un nuovo decalogo contro l’infodemia
Con l’obiettivo di arginare queste problematiche, è stato realizzato un Position paper in 10 punti, grazie alla collaborazione fra Unamsi, l’Associazione dei giornalisti di ambito Salute, Sanità e Ricerca biomedica, e il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell'Università Sapienza di Roma. Si intende in questo modo riaffermare il valore di un giornalismo serio, in grado di spodestare una comunicazione priva di basi scientifiche.
I 10 punti chiave del documento riguardano:
- alti standard di qualità per il giornalismo scientifico;
- un ripensamento dell’informazione scientifica per contrastare gli errori del passato;
- l’importanza di una formazione specifica per chi si occupa di divulgazione scientifica, sia in ambito di ricerca che dei processi regolatori per l’approvazione delle terapie;
- uno scambio proficuo fra mondo universitario e giornalismo, per realizzare una comunicazione efficace e basata su evidenze scientifiche;
- l’adozione di elevati standard deontologici da parte dei giornalisti che si occupano di medicina, che comprende accurata verifica delle fonti;
- il maggiore ricorso ai dati, rispetto al racconto di storie individuali sul vissuto della malattia;
- la necessità di comunicare i progressi della scienza e le modalità del metodo scientifico, fatto di tappe che si succedono;
- una rigorosa verifica delle fonti, con riferimenti precisi a studi e ricerche;
- la distinzione tra opinioni ed evidenze scientifiche, le ultime delle quali possono e devono essere verificate;
- l’attenzione al linguaggio e alle forme verbali utilizzate, evitando di trasmettere senso di incertezza quando si affrontano tematiche scientifiche, come accade per esempio tramite un uso costante del condizionale;
16/09/2022
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