I social e l’evoluzione del digitale, pur partecipando al processo di infodemia, creando ansia e tensione dal continuo rimbalzare delle stesse notizie, possono essere anche parte della soluzione del disagio mentale, che aumenta in tempi difficili come quelli della pandemia e della guerra. Hanno iniziato i nipoti della regina Elisabetta d’Inghilterra, Megan e Henry, e poi influencer come Chiara Ferragni e Fedez, a dichiarare apertamente di soffrire di ansia e attacchi di panico. Anche Adele e Lady Gaga, oltre ai giovani cantanti di casa nostra, espressione della generazione zeta come Sangiovanni, Ariete, Cmqmartina, Irene Graziosi, Luporini, McDanalds, Mr Rain, hanno recentemente parlato di disagio emotivo e ansia. La lista è lunga. Del resto, come registrano psicologi e psichiatri, il malessere della mente è in aumento, a causa del perdurare di tensione ed emergenza: dopo due anni di pandemia è infatti arrivata la guerra russo-ucraina con le ricadute economiche ed energetiche.
Su questi temi si sono confrontati gli esperti che hanno partecipato al talk di Alleati per la salute dal titolo ''Covid, guerra, crisi economica... quali soluzioni per l’ansia da infodemia?'' e disponibile su questo portale.
I personaggi dei social, influencer, i cantanti “anche la famiglia reale inglese, con Henry e Megan, hanno sdoganato il problema mentale e fatto un passaggio culturale parlando di disagio, cure, farmaci, senza prendere posizioni ideologiche, ma con molto pragmatismo. Siamo in un paese chiamato ad alto reddito in cui però solo la metà delle persone con depressione riceve cure adeguate. Noi finanziamo la salute mentale con il 3,2% (del fondo sanitario, Ndr), mentre Francia e Germania con il 9-10%. Questo ci dice l’abissale differenza con cui viene considerata la salute mentale e la capacità di parlarne e di utilizzare le cure”, afferma Claudio Mencacci, psichiatra, co-presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, intervenendo al talk.
A proposito di disagio, Mencacci ricorda che “le persone che soffrono di disturbi cardiologici oncologici e metabolici hanno comorbidità frequente con depressione e chi ha depressione ha un rischio triplicato di sviluppare queste patologie. Questa comorbidità - continua - significa che sono due patologie co-presenti che peggiorano gli esiti. Chi soffre di depressione ha una aspettativa di vita inferiore di 10-14 anni. Il supporto psicologico è fondamentale non solo per le patologie oncologiche, ma anche nelle situazioni della cardiologia, diabetologia: questa condizione peggiora gli esiti clinici”.
Sull’infodemia, cioè la diffusione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta anche inaccurate, è intervenuto David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi (Cnop), osservando che “sono state fatte ricerche sul tema che dimostrano come l’esposizione eccessiva, quantificata in ore, ai media o social, crea una condizione di ansia e stress. È un dato di fatto – dice lo psicologo -. È evidente che, come tutti i mezzi, vanno usati con equilibrio. È un dato di fatto che i media tendono a enfatizzare o essere ripetitivi: l’abbiamo visto con i bollettini nella pandemia. C’è un effetto di amplificazione che interessa tutte le dinamiche. Abbiamo una realtà che amplifica: è evidente che questa situazione richiede un uso consapevole dei mezzi di informazione perché può creare problemi”.
Sui fattori che caratterizzano l’infodemia, in particolare l’enfasi nel dare le informazioni, Lazzari sottolinea che “non è solo ripetizione e amplificazione. Basta pensare al meteo. Vengono date da qualche anno informazioni meteorologiche come apocalissi e questo, rispetto a come siamo fatti”, crea disagio. “Abbiamo una natura arcaica per cui la nostra fisiologia si confronta con una realtà che è diversa da quella che ci ha formato - precisa -. I messaggi che ci arrivano anche in maniera subliminale rischiano di essere eccessivi. C’è necessità di fare una campagna sui media per affiancare dati oggettivi. È importantissimo dare informazioni autorevoli, mentre molto spesso i media usano i talk show dove appositamente si crea il conflitto che disorienta. Noi, che siamo professionisti della salute, abbiamo come riferimento la scienza e la ricerca, non andiamo avanti a opinioni. Bisogna proteggere l’autorevolezza della scienza – aggiunge – perché l’autorevolezza crea fiducia e se la disperdiamo perdiamo un patrimonio: la nostra società è basata sulla fiducia”.
Tornando al ruolo del digitale nel contenimento dell’impatto emotivo dell’infodemia, ma non solo, durante il talk si è affrontato il tema del servizio psicologico da remoto. È esploso con l’emergenza Covid, “ma in realtà era presente anche premia della pandemia”, spiega Daniele Francescon, co-founder di Serenis, piattaforma digitale attiva nel sostegno psicologico. “La psicoterapia online si utilizza da 15 anni nei Paesi anglosassoni – aggiunge - ed è supportato da evidenze questo tipo di intervento, che è aumentato con la pandemia. Le varie associazioni hanno iniziato a regolare questo setting diverso. L’American psychology association, nel 2012-13, ha iniziato a regolamentarlo. La pandemia – precisa - ha dato una spinta e quando si creano le opportunità, nascono le aziende che occupano lo spazio”.
Interessante notare che “il 60% dei nostri pazienti non ha mai fatto psicoterapia e ci dicono che apprezzano lo scambio con una persona che sta nel loro mondo, sono infatti giovani (il 70% ha meno di 40 anni). Ci sono lavoratori e genitori. La genitorialità e il rapporto con i figli è l’ambito dove abbiamo più richiesta. Il digitale è un mezzo che cambia il setting del supporto psicologico: va usato dove è dimostrato che possa funzionare. È un vantaggio che va, da un lato, a rendere accessibile il servizio, ma anche a incrociare delle esigenze”.
Riferendosi ai dati citati durante l’incontro sul disagio mentale, aumentato in tutta la popolazione ma soprattutto tra i giovani più vulnerabili, Francescon dice che la piattaforma agisce “in un contesto in cui c’è il senso di necessità. I presupposti sono quelli di semplificare e rendere accessibile un servizio. L’esplosione che vediamo di realtà come la nostra - ma anche di psicologi e psicoterapeutici che si fanno vedere con operazioni di vetrina o come quella di Serenis che è più da centro medico - cavalca un trend dove il digitale può dare una mano.
Dove non c’è prossimità, per esempio, questa è una soluzione”.
“Il digitale è un mezzo e non è indicato per tutti i tipi di disagio – sottolinea Francescon - non ha la stessa efficacia, ma ci sono dati ed evidenze” di dove può essere impiegato in modo utile. Serve “uno sforzo comunicativo congiunto per far passare il supporto psicologico online per quello che è. Bisogna lavorare - conclude - e darsi delle regole, un codice etico per evitare, in aziende come la mia, che si confonda un’opportunità” con solo un fine commerciale.
13/07/2022
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