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Il ruolo sempre più significativo che i social media svolgono nella società si riscontra ormai anche nell’ambito di scienza e salute, con esiti contrastanti. Un’indagine ha in particolare valutato l’azione dei social in questa area, prendendo in esame le opinioni di più di 1000 oncologi.

Utilizzo dei social: supporto nella lotta contro il cancro

L’indagine, pubblicata su ESMO Open, ha coinvolto 1.076 oncologi europei, prendendo in esame il loro parere sull’utilizzo dei social network durante la pandemia di Covid-19. Dalle risposte raccolte emerge che 9 oncologi su 10 riconoscono ai social una funzione utile all’interno della lotta al cancro e nella formazione professionale.

Questi canali diventano importanti strumenti per costruire reti più larghe di utenti, coinvolgendo medici, pazienti e cittadini nelle diverse attività delle società scientifiche e aumentandone la visibilità. Campagne di sensibilizzazione e prevenzione, volte e promuovere stili vita sani, possono servirsi dei social per raggiungere più persone. Da questo punto di vista, dall’indagine emerge che per gli oncologi Twitter rappresenta il canale social più efficace per divulgare informazioni e per la formazione scientifica, LinkedIn viene apprezzato perché consente l’interazione con altri medici, mentre Facebook e Instagram sono utilizzati per comunicare con i pazienti oncologici.

Proprio dai social network, inoltre, i pazienti oncologici traggono i maggiori benefici, servendosene per sentirsi parte di una comunità e per rintracciare informazioni, anche per quanto riguarda studi clinici e screening.

I rischi dei social

A fianco a questi lati positivi non mancano aspetti negativi e possibili rischi, soprattutto per quanto riguarda i pazienti, soggetti fragili che in molti casi non possiedono le adeguate competenze per filtrare le notizie vere dalle numerose fake news. Il 41% degli oncologi intervistati sostiene che sia molto complesso effettuare questa distinzione. Considerando quindi pericoli e difficoltà, per il 30% degli specialisti i social sono diventati una fonte di stress e un terzo di essi ne ha ridotto l’utilizzo durante la pandemia.

Il peso della disinformazione

La disinformazione diffusa è stata confermata anche da uno specifico sondaggio pubblicato sullo European Journal of Cancer e curato dallo University College di Londra e dall’Università di Leeds, a cui hanno partecipato 1.330 persone. Fra i risultati emerge che per il 43% dei soggetti coinvolti la causa dei tumori è lo stress, per il 42% gli additivi alimentari, per il 19% i forni a microonde e per il 34% il cibo Ogm. Scarse conoscenze determinano il ricorso sempre più frequente alle cosiddette “terapie alternative”, prive di fondamento scientifico.

Formazione per la comunicazione digitale

I social, per la loro semplicità di utilizzo e rapidità di propagazione, sono il canale ideale per diffondere informazioni di ogni tipo, spesso non verificate, che finiscono per aggravare la sfiducia nelle istituzioni e nella scienza. Diventa quindi importante incrementare l’impegno per una comunicazione ampia e precisa dei progressi scientifici riguardo, ad esempio, la lotta ai tumori.

In questa prospettiva, la prima edizione del corso organizzato dal COMU (Collegio Oncologi Medici Universitari) e indirizzato a giornalisti medico-scientifici e oncologi è stata dedicata alla comunicazione medico-scientifica nell’era digitale. Un punto di partenza importante per riuscire a informare al meglio i cittadini, anche sfruttando in maniera più incisiva e costruttiva le potenzialità dei social network ancora inespresse.

01/02/2023

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