It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

"La moderna organizzazione delle Maternità, attualmente, prevede la gestione congiunta di madre e bambino, il cosiddetto rooming-in, che va proposto fornendo il necessario sostegno pratico e psicologico alla nuova famiglia". E "la carenza a livello nazionale del personale sanitario, pesantemente sofferta anche nell'area del percorso nascita, non è motivo sufficiente per giungere ad ipotizzare proposte assistenziali involute e di minore qualità, come la gestione separata di madre e bambino". In questo modo si sono espressi gli esperti dell'area materno-infantile: ginecologi, ostetrici, neonatologi, pediatri.

Gli specialisti affrontano in una nota congiunta una riflessione, in seguito al caso del neonato trovato morto nel letto all'Ospedale Pertini di Roma, dopo che la mamma si era addormentata in seguito all’allattamento. "Un tragico episodio" che si è trasformato in un’"occasione per condividere alcune considerazioni sull'assistenza sanitaria fornita nelle Maternità", chiariscono gli esperti delle società scientifiche Sin (Società italiana di neonatologia), Sip (Società italiana di pediatria), Sigo (Società italiana di ginecologia ed ostetricia) e Aogoi (Associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani), i quali sottolineano di essere "da tempo impegnati nel promuovere la relazione madre-bambino e l'allattamento al seno, investimenti duraturi con positivi risvolti socio-sanitari".

"La gestione separata di madre e neonato, prevalente in epoche passate, ostacola invece l'avvio della relazione genitore-famiglia-neonato, è contraria alla fisiologia, anche dell'allattamento, e non garantisce da eventi neonatali imprevisti e tragici - evidenziano - Facciamo riferimento in particolare al 'collasso post natale', conosciuto come Supc (Sudden Unexpected Postnatal Collapse), evento improvviso e inaspettato, molto raro (colpisce 8 neonati ogni 100mila), ma documentato a livello internazionale. Si verifica nella prima settimana di vita, a volte a causa di patologie sottostanti non diagnosticate, ma il più delle volte in bambini apparentemente sani. Le attuali indicazioni delle società scientifiche per prevenirla si basano sull'eliminazione, nei limiti del possibile, dei fattori di rischio associati".

Un altro aspetto che gli esperti tengono a ribadire è che "la condivisione del letto fra una madre vigile e un neonato sano, messo in una posizione di sicurezza, è un fatto naturale, pratico, indiscutibile. Le società scientifiche però attualmente raccomandano di evitare la condizione del co-sleeping, giudicata non sicura, suggerendo di riporre il bambino a fine poppata nella propria culla, in particolare quando non siano presenti altri caregiver (familiari o operatori sanitari). Questa prudenza è giustificata ben oltre la permanenza di mamma e bambino nel Punto nascita e interessa tutti i primi 6 mesi di vita".

È però "inevitabile che, nonostante tutte le cautele, mamma e bambino possano spontaneamente addormentarsi nello stesso letto. Si tratta di un evento che più che essere drammatizzato, richiede un rinforzo di informazione alle famiglie sulla sicurezza del bambino durante il sonno".

In conclusione, Sin, Sip e Sigo-Aogoi "sottolineano il valore essenziale della pratica del rooming-in - si legge nella nota congiunta firmata dai presidenti Luigi Orfeo, Annamaria Staiano, Nicola Colacurci e Antonio Chiàntera - raccomandano che l'implementazione del rooming-in per essere appropriata preveda che le famiglie siano adeguatamente informate, coinvolte e supportate; e che gli operatori sanitari offrano un'assistenza per quanto possibile individualizzata ed empatica, in modo che l'indicazione istituzionale a praticare il rooming-in sia declinata in maniera appropriata".

25/01/2023

Curated Tags

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica