Tumore al polmone: diventa un’APP il database Atlas dei profili molecolari
Intervista a Umberto Malapelle, professore associato dipartimento Sanità pubblica, Università di Napoli Federico II e membro del board scientifico di Atlas
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Intervista a Umberto Malapelle, professore associato dipartimento Sanità pubblica, Università di Napoli Federico II e membro del board scientifico di Atlas
La possibilità delle nuove terapie di colpire in modo mirato le cellule tumorali, in base alla mutazione, rende fondamentale sapere quali marcatori tumorali siano rilevanti dal punto di vista clinico e quanto siano diffusi nella popolazione. L’app Atlas dispone dei dati di 11 marcatori predittivi del tumore al polmone, permettendo agli oncologi, in tempo reale, di avere a disposizione i dati relativi a questi target per poter curare anche pazienti con forme rare. “L’applicazione Atlas nasce come adattamento della piattaforma Atlas, un ‘knowledge database’, cioè un contenitore in cui molti centri in Italia inseriscono dati che riguardano le caratteristiche molecolari di pazienti con tumore al polmone in stato avanzato”, spiega Umberto Malapelle, professore associato dipartimento Sanità pubblica, Università di Napoli Federico II e membro del board scientifico di Atlas. In particolare, sono disponibili dati su “quali e quante mutazioni ha il paziente, con quale tecnologia biomolecolare sono state rilevate e le caratteristiche cliniche di queste mutazione”. Mettendo insieme queste informazioni, anche le rarità diventano più frequenti. “Quando ci si trova nell’ambito di trattare pazienti con mutazioni che capitano una o volta ogni 850 persone - continua Malapelle - mettendo insieme i dati, la rarità diventa meno rara” e così “si istruisce tutta la comunità scientifica sulle caratteristiche di un determinato profilo di paziente per capire quale strategia di trattamento fare, di testing utilizzare: tutti dati a supporto della scelta terapeutica”.
L’App Atlas mette insieme, in una sola piattaforma, sia la prospettiva degli oncologi sia quella dei patologi, quindi sia dati clinici che biologici relativi alla presenza di biomarcatori predittivi di risposta. Il sistema inoltre permette di avere il link alla letteratura scientifica per ogni specifico marcatore e le indicazioni sugli studi clinici attivi, consentendo così ai professionisti sanitari una maggiore conoscenza delle opzioni disponibili specifiche per il tipo di tumore che si sta trattando.
La semplicità d’accesso è alla base di Atlas, che ha una copertura nazionale. “È un’applicazione - sottolinea il professore - per qualsiasi dispositivo mobile, dal telefonino o dal tablet, che può essere scaricata in modo completamente gratuito perché il progetto è supportato da molti sponsor che rendono gratuito l’accesso a tutta la comunità scientifica che si occupa di tumore al polmone in stadio avanzato. Con qualche click, oncologi, anatomopatologi, patologi molecolari, radiologi, chiunque faccia parte del team multidisciplinare che discute il caso di un paziente, ha accesso alla piattaforma”.
Se la consultazione è semplice, “basta un click per avere delle informazioni fondamentali su un tipo di tumore", il processo di alimentazione dei dati è più complesso. Attualmente la piattaforma, quindi l'app, è tenuta viva da “più di 40 centri attivi che collezionano e riversano le informazioni - illustra Malapelle - e più di 80 centri in via di attivazione”. Ovviamente “tutte le procedure rispettano la privacy per tenere al sicuro i dati del paziente, che sono anonimizzati, come tutto il processo". Il lavoro, però, non si ferma solo alla privacy: perché il dato sia fruibile deve essere lavorato, armonizzato e organizzato. "Tutto questo - ricorda il professore - è possibile grazie al lavoro dei data manager (curatori dati) i quali trattano i dati che ricevono dal sistema”, alimentato ogni 6-12 mesi dai centri, “perché siano caricati in modo opportuno. Uno dei problemi della gestione dei dati è infatti la loro organizzazione per trovare l’informazione che serve. Atlas ha organizzato i dati per avere riposte celeri a necessità impellenti”.
L’app è stata pensata 2 anni e mezzo prima della messa online, disegnata in un anno e resa operativa dopo 12 mesi. “Tutti coloro con cui abbiamo collaborato - osserva Malapelle - ci hanno detto che non sono stati tempi tanto lunghi, ma questo è stato reso possibile grazie agli sforzi, l’impegno dei volontari del team di Atlas”. In prospettiva futura, oltre a guardare al di là dei confini nazionali, per una condivisione più ampia di dati, sarebbe auspicabile un riconoscimento istituzionale per questa applicazione, in ottica di stabilità e continuità.
09/10/2023
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