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Tra i danni collaterali della pandemia di Covid-19 c’è anche l’aumento del consumo di alcol registrato soprattutto nella primavera del 2020, durante il periodo di lockdown, dal 9 marzo al 18 maggio. "L'isolamento ha incrementato il consumo incontrollato di bevande alcoliche anche mediante iniziative ex novo come gli aperitivi digitali sulle chat e sui social network, spesso in compensazione della tensione conseguente all'isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione resa sicuramente più fragile dalla pandemia", come scrive il ministro della Salute, Roberto Speranza, nella premessa alla 'Relazione al Parlamento Alcol 2021', presentata in questi giorni. "L'approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown - sottolinea il ministro - e il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e meno controllati anche rispetto al divieto di vendita a minori".

Il 2020 è stato un anno di "notevoli cambiamenti nelle abitudini e nello stile di vita degli italiani - ricorda Speranza -. Se dal punto di vista della protezione della salute causata da agenti infettivi trasmissibili si è potuto ottenere una migliore attenzione e precauzione, su altri versanti, sia conseguenti ad un ridotto accesso ai presidi del sistema sanitario sia soprattutto legati al confinamento domiciliare e alla ridotta socializzazione si sono registrate criticità. Una delle criticità emerse ha riguardato il consumo rischioso e dannoso di alcol".

Il consumo di bevande alcoliche tra i giovani resta un problema "che suggerisce di mantenere alta l’attenzione su questa fascia di popolazione. I comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Il fenomeno è differenziato per genere, con valori più elevati tra i ragazzi, sebbene nel tempo stia aumentando in modo significativo il numero di ragazze in questa fascia di età con comportamenti di consumo a rischio. Nel 2019 il consumo abituale eccessivo, nella classe di età 18-24 anni era l’1,7%, di cui il 2,3% maschi e l’1% femmine. Nel 2020 il consumo abituale eccessivo nella stessa classe di età è stato il 2,5%, con valore analogo per maschi e femmine".

Tra i dati citati nel rapporto c’è la crescita dei binge drinker, coloro che bevono fino a stare male, passati dal 16% del 2019, tra i 18 e i 24 anni, al 18,2% nel 2020. In questa fascia di età si è registrata una crescita evidente.

In Italia l'alcol è stato responsabile nel 2020 di 29.362 accessi in Pronto soccorso, come causa principale o secondaria. Ma si sono registrati anche 43mila ricoveri per malattie legate all'abuso e 64mila persone alcoldipendenti a carico dei servizi, si legge nella relazione.

Nel 2020 si conferma "la tendenza degli ultimi anni dell’aumento dei consumi di bevande alcoliche fuori dai pasti. Si è registrato negli ultimi dieci anni un progressivo incremento della quota di donne consumatrici che, per il consumo occasionale, passano dal 38,8% al 45,3%, e quasi duplicano per il consumo fuori dai pasti, passando dal 14,2% al 22,4%", scrive il ministro.

In Italia l'alcol uccide in un anno, per malattie legate totalmente al suo consumo, "1.224 persone, di cui 81,5% uomini e 18,5% donne, di età superiore ai 15 anni". Le due malattie che causano il numero maggiore di morti, sia tra gli uomini che tra le donne, evidenzia Speranza, "sono le epatopatie alcoliche e i disturbi psichici e comportamentali dovuti all'uso di alcol che, nel complesso, causano il 94,8% dei decessi alcol-attribuibili tra gli uomini e il 95,6% tra le donne".

18/03/2022

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