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Il virus di Epstein Barr (EBV) ha un legame con l’insorgenza della sclerosi multipla (Sm). Dopo l’infezione, il rischio di sviluppare la malattia neuroinfiammatoria aumenta di 32 volte, come si legge nello studio pubblicato su Science. Si tratta del primo lavoro a fornire prove convincenti di un nesso causale, cioè il rapporto causa-effetto, tra virus Epstein Barr e sclerosi multipla, dicono gli autori, coordinati da Alberto Ascherio, professore di epidemiologia all’Harvard T. H. Chan School of Public Health e professore di medicina all’Harvard Medical School di Boston.

È opinione "prevalente" che la sclerosi multipla sia “una malattia autoimmune di eziologia (causa, ndr) sconosciuta”, affermano gli autori. “Ora sappiamo che è una complicanza di un'infezione virale”. Con questa conoscenza, aggiungono, “è possibile reindirizzare la ricerca” nel senso di trovare vaccini e farmaci antivirali per trattare la malattia.

Il database militare

Come ricordano gli autori, la sclerosi multipla è una malattia cronica del sistema nervoso centrale che si manifesta con un attacco infiammatorio alla guaina mielinica che avvolge delle cellule nervose. La malattia colpisce 2,8 milioni di persone in tutto il mondo. Il virus di Epstein Barr può causare la mononucleosi e, dopo l'infezione, rimane in forma latente nei linfociti B. Si stima che il 95% degli adulti sia già infettato dal virus tra i 18-20 anni. Diventa quindi difficile studiare le popolazioni non infette. Esiste tuttavia un database di oltre 10 milioni di militari statunitensi, in servizio attivo, che ha reso possibile la ricerca perché sono sottoposti a screening per l'Hiv-Aids all'inizio della loro presa di servizio e ogni due anni. I ricercatori hanno quindi potuto considerare i campioni di sangue di 20 anni dal 1993 al 2013.

Nello studio sono stati considerati 801 pazienti con sclerosi multipla e 1.566 controlli abbinati, senza patologia. La maggior parte aveva meno di 20 anni al momento della prima raccolta di sangue. In chi ha sviluppato la malattia, l'esordio dei sintomi si è registrato, mediamente, dopo 10 anni. Solo uno degli 801 pazienti con sclerosi multipla non presentava il virus Epstein Barr. Secondo gli autori, il soggetto potrebbe essere stato infettato dal virus dopo l'ultima raccolta di sangue, ma non è riuscito a sieroconvertirsi (cioè a sviluppare anticorpi, condizione nota come sieropositività) in risposta all'infezione o è stato diagnosticato erroneamente.

Gli autori hanno visto che il rischio di sviluppare sclerosi multipla era 32 volte superiore nei soggetti in cui era individuabile l’infezione da virus di Epstein Barr.

La prova della causalità si è avuta misurando le concentrazioni sieriche di un marcatore di degenerazione della cellula nervosa (della catena leggera del neurofilamento, sNflL). Nei soggetti che hanno sviluppato la sclerosi multipla, nei campioni che all’inizio dello studio non erano infetti non c’erano segnali di danno, ma solo dopo che si è registrata la presenza del virus, si sono manifestati segni di degenerazione del tessuto nervoso. Questo indica che “l'infezione ha preceduto non solo l'insorgenza dei sintomi, ma anche il tempo dei primi meccanismi patologici rilevabili alla base della malattia neurologica”, scrivono Ascherio e colleghi.

L’aumento del rischio di sviluppare sclerosi multipla dopo infezione da virus di Epstein Barr è tale da escludere l’effetto di altri fattori di rischio noti. Il fumo e la carenza di vitamina D, infatti, raddoppiano il rischio, mentre la predisposizione genetica e l'obesità infantile aumentano solo in misura moderata la probabilità della malattia neuroinfiammatoria. Gli autori osservano che non è chiaro perché solo alcune persone infette sviluppino la Sm.

La cura potrebbe essere mirata contro il virus

Gli autori avanzano l’ipotesi che, poiché la maggior parte dei casi di sclerosi multipla sembrano essere causati dal virus Epstein Barr, potrebbe essere utile un vaccino che, “in teoria”, evitando “l'infezione” sarebbe in grado di prevenire sclerosi multipla. A tale proposito, è già in corso uno studio.

Un altro approccio prevede l’uso di antivirali specifici che, eliminando il virus, evitano l’evoluzione della sclerosi multipla.

27/06/2022

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