Per un paziente su due i costi delle cure sono aumentati rispetto al periodo pre-pandemia, 1 su cinque rinuncia a curarsi per problemi economici. Lo dice il XIX Rapporto sulle politiche della cronicità, dal titolo "La cura che (ancora) non c’è", realizzato da Cittadinanzattiva con il coinvolgimento di 64 associazioni di pazienti con patologia cronica e rara aderenti al CnAmc (Coordinamento nazionale Associazioni malati cronici) e di circa 3000 pazienti.
Si arriva a spendere fino a 60mila euro per l’adattamento dell’abitazione o la retta in Rsa, 25mila euro per pagare una badante e 7mila euro per protesi e ausili non rimborsati dal Ssn, emerge dal documento.
Il report ricorda inoltre come i pazienti sostengono abitualmente di tasca propria i costi privati necessari a gestire la loro patologia: il 45% circa per l’acquisto di parafarmaci e integratori non rimborsati, oltre il 40% per effettuare visite specialistiche in regime privato o intramurario, il 36% per la prevenzione terziaria (diete, attività fisica, dispositivi), il 33% circa per effettuare esami diagnostici a pagamento.
Quanto all'assistenza, dall'indagine emerge che più di un paziente cronico su due (53,2%) afferma che c’è almeno una persona a prendersi cura di lui, nella stragrande maggioranza (98%) si tratta di un familiare. Sono i cosiddetti caregiver: dimenticati dalle istituzioni - ricorda il report - assistono i familiari anche per 20 ore a settimana. Nel dettaglio, oltre il 28% dichiara di dedicare alla cura e assistenza del familiare più di 20 ore a settimana, e circa il 30% è caregiver da 5-10 anni, un 20% addirittura da più di 20 anni.
14/12/2021
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