It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

Le cure per il tumore al seno diventano sempre più efficaci e mirano sia a migliorare la prognosi che la tollerabilità, elevando la qualità di vita delle pazienti. In questa prospettiva, recenti studi stanno indagando quali siano le modalità ottimali per la radioterapia dopo l’intervento per le donne in età avanzata.

La radioterapia

La radioterapia è una terapia localizzata che sfrutta radiazioni ad alta energia per provocare la morte delle cellule cancerose, portando alla progressiva riduzione della massa tumorale. Questa tecnica viene spesso associata ad altri trattamenti, come la chemioterapia e l’intervento chirurgico. In molti casi, la radioterapia, chiamata postoperatoria o adiuvante, è prescritta dopo un intervento di asportazione del tumore con l’obiettivo di eliminare tutte le eventuali cellule tumorali residue e di limitare il rischio di recidiva. A fianco a comprovati benefici, la radioterapia può causare alcuni fastidiosi effetti collaterali, come dolore e comparsa di linfedema, ovvero un gonfiore al braccio.

Lo studio: mancata radioterapia e recidive locali

Alla luce di queste considerazioni, una squadra di ricercatori britannici ha condotto uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine, che ha coinvolto oltre 1.300 donne ultra 65enni operate per un cancro al seno in fase iniziale.

Le partecipanti sono state divise in due gruppi e seguite per un periodo medio di 10 anni. Gli esiti della ricerca evidenziano che non sottoporsi alla radioterapia dopo l‘intervento di rimozione del tumore non ha effetti sulla sopravvivenza, né sullo sviluppo di metastasi a distanza. La mancata radioterapia, però, aumenta il rischio di recidiva a livello locale e quindi la possibilità che il tumore si ripresenti nella stessa area da cui era stato asportato, rendendo necessario un nuovo intervento chirurgico. Nello specifico, si è registrato un rischio di ricomparsa del tumore maggiore di ben 10 volte rispetto alle pazienti che si erano sottoposte a radioterapia, evento che determina conseguenze molto negative per la qualità di vita delle pazienti, costrette a sottoporsi a un altro intervento e a ulteriori cure.

Riduzione dei trattamenti in eccesso

Tra i diversi aspetti da approfondire in questo ambito di ricerca c'è la definizione di cosa significhi oggi “età avanzata” per le donne, considerando l’attuale allungamento della vita media. Si sta già invece affermando la tendenza a voler limitare il più possibile i trattamenti in eccesso, con lo scopo di ridurre sia la tossicità per le pazienti che i costi per il Servizio Sanitario Nazionale. Una ricerca multicentrica italiana (EUROPA), ad esempio, sta mettendo a confronto il controllo locale della malattia e la qualità di vita di pazienti over 70 che, dopo un intervento di chirurgia conservativa, sono state sottoposte unicamente a 5 sedute di radioterapia, rispetto ad altre trattate con la sola terapia ormonale.

Personalizzazione delle terapie

Un modo per migliorare la qualità della vita delle pazienti è l’utilizzo di tecniche e dosaggi nuovi per la radioterapia, in grado di aumentare la tollerabilità delle cure. Inoltre, le terapie possono in questa maniera diventare maggiormente personalizzate e mirate, a differenza di quanto avvenuto per le donne coinvolte nello studio britannico. All’interno della pratica clinica, comunque, succede che alcune donne di età avanzata affette da tumore al seno non vengano sottoposte a radioterapia per diverse ragioni, adottando un approccio su misura che tenga conto di tutte le condizioni e valuti attentamente possibili svantaggi e benefici.

15/05/2023

Curated Tags

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica