Oltre un italiano su due (56%) presta attenzione a quanto sale assume a tavola, nella preparazione dei cibi e nel consumo di alimenti conservati, e quasi 8 su 10 (76%) utilizzano il sale iodato. Ma per quanto riguarda la salute cardiovascolare, legata anche alla quantità di sale nella dieta, 4 connazionali su 10 (41%) presentano almeno tre fattori di rischio e appena il 2% non ne ha nessuno. Si tratta dei dati che emergono dalla sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) nel biennio 2020-2021.
L'uso consapevole del sale – evidenzia l'Istituto superiore di sanità sul suo sito - è più frequente tra le donne (61% contro il 50% fra gli uomini), nelle persone più mature per età (64% tra i 50-69enni vs 45% fra i 18-34enni) e tra i residenti con cittadinanza italiana (56% vs 51% fra gli stranieri). Anche l'istruzione ha un peso, considerando che i più istruiti, in particolare i laureati, hanno un'attenzione maggiore all'uso di sale nell'alimentazione. Un'accortezza che è infine superiore al Nord rispetto al Meridione (62% vs 51%). Dall'indagine risulta anche che non si ricorre di frequente alla consulenza medica sui livelli giusti di sale nella dieta, se non per contenere il danno: mediamente, infatti, tra chi ha avuto un contatto con un medico o un altro operatore sanitario nei 12 mesi precedenti l'intervista, uno su 4 (25%) dice di aver ricevuto il consiglio su un utilizzo appropriato di sale nell'alimentazione, e anche se il dato cresce al 56% fra le persone con ipertensione o insufficienza renale, queste percentuali non migliorano nel tempo.
Quanto al sale iodato, i dati evidenziano una consapevolezza che aumenta nel tempo: il suo consumo veniva riferito dal 67% degli intervistati nel 2015, cresciuti al 78% nel 2021. A usare di più il sale iodato sono le donne (79% contro il 73% degli uomini), le persone non in difficoltà economiche (78% vs 70% di chi riferisce di averne molte), le più istruite (80% fra i laureati vs 67% tra chi ha al più la licenza elementare), i cittadini italiani rispetto agli stranieri (76% vs 68%), i residenti al Nord (82%) rispetto al Centro-Sud (73%).
Sempre nel biennio 2020-2021, Passi ha rilevato che, su 100 intervistatati, 19 riferiscono una diagnosi di ipertensione, 19 di ipercolesterolemia, 34 sono sedentari, 25 fumatori, 43 risultano in eccesso ponderale e meno di 8 consumano 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, come sarebbe raccomandato. Inoltre, quasi il 5% degli intervistati riferisce una diagnosi di diabete. Complessivamente, dunque, il 41% presenta almeno tre dei fattori di rischio cardiovascolare sopra indicati e solo una piccolissima quota (2%) risulta del tutto libera dall'esposizione al rischio cardiovascolare noto.
Le malattie cardiovascolari - ricorda l'Iss - comprendono diverse patologie gravi e diffuse (le più frequenti sono infarto miocardico e ictus cerebrale), rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale e hanno un notevole impatto in termini di disabilità.
03/11/2022
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