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"Si risparmia sul corpo delle donne", denunciano oltre 70 chirurghe senologhe e plastiche delle principali Breast Unit della penisola, afferenti al gruppo 'Donna X Donna', che ha presentato al Senato il primo report nazionale dedicato ai punti deboli della ricostruzione mammaria negli ospedali italiani. Il tumore del seno è la neoplasia più diagnosticata nelle donne. Ogni anno in Italia vengono effettuate circa 13.000 mastectomie salva-vita, con l'asportazione di una o di entrambe le mammelle, ma il diritto delle donne di poter avere in ospedale la migliore ricostruzione possibile e, dunque, il proprio seno, riducendo il trauma dell'intervento demolitivo, non è garantito.

"È ora di colmare le lacune e destinare più risorse alla cura del tumore al seno rivedendo il sistema tariffario, i cosiddetti Drg, garantendo la copertura dei costi reali sostenuti dai centri di senologia", è l'appello rivolto dalle specialiste alle forze politiche e ai parlamentari, affinché si impegnino a realizzare "un aggiornamento dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) di riferimento nazionale e dei Drg regionali correggendone l'inadeguatezza per garantendo a tutte le donne con tumore mammario il diritto ad essere curate nel modo migliore". Proprio perché questo diritto non venga disatteso, il gruppo Donna X Donna solleciterà anche il nuovo Governo.

Al momento, sottolineano le esperte, per una questione di risorse, carenti e mal distribuite, oltre a non avere accesso alle migliori tecniche operatorie, spesso le pazienti devono subire due o tre interventi di ricostruzione a distanza di mesi e, talora, di anni. La ricostruzione mammaria immediata con la mastectomia infatti non è contemplata nei Drg, il sistema tariffario regionale per le prestazioni ospedaliere, e i dipartimenti che scelgono di eseguirla ugualmente per il bene delle pazienti hanno un ammanco (per difetto) di oltre 1.700 euro per singola operazione. Se le ricostruzioni sono invece 'differite' rispetto alla mastectomia sono previsti rimborsi, seppure insufficienti. Intanto si finisce in un limbo e si aspetta.

"Le donne devono così sottoporsi a due interventi chirurgici distinti invece di uno - spiega Marzia Salgarello, coordinatore del gruppo Donna X Donna e professore associato di chirurgia plastica all'Università Cattolica Policlinico Gemelli Irccs Roma - Il primo, prevede l'inserimento dell'espansore insieme alla demolizione della mammella e, in altro periodo, si deve tornare in ospedale per la ricostruzione del seno. In alcune regioni come il Lazio, le tariffe dei Drg per le ricostruzioni differite riconoscono un rimborso paradossalmente inferiore se si usano innovative tecniche di microchirurgia senza l'uso di protesi, seppure siano interventi che prevedono molte più ore di sala operatoria". Salgarello rileva inoltre che "i Drg escludono nei rimborsi il rimodellamento della mammella controlaterale, a meno che non sia effettuato in un ulteriore terzo intervento".

Nel report presentato in questi giorni si evidenziano "numerose disparità tra i sistemi di rimborsi stabiliti dalle diverse Regioni: si va dai 2.838 euro riconosciuti nei codici Drg per la mastectomia agli ospedali in Valle D'Aosta, Liguria e Sardegna, ai 4.168 euro rimborsati alle Breast Unit in Veneto. Solo in due regioni su 20, Emilia Romagna e Lombardia, è rimborsato l'uso degli espansori e, in parte, gli interventi bilaterali, seppure le cifre siano comunque insufficienti. Altro caso eccezionale: il Friuli, dove le tariffe dei Drg destinati alla ricostruzione mammaria sono più alte della media ma, ancora una volta, non sufficienti".

"Considerando le evidenti differenze tra regioni con rimborsi più elevati, come in Lombardia, Emilia Romagna e Friuli, va ribadita la necessità di una maggiore eguaglianza per le donne indipendente dalla regione di residenza - commenta Adele Sgarella, direttore Struttura complessa chirurgia generale senologica Irccs Policlinico San Matteo di Pavia - Si auspica uniformità di accesso alle cure anche incentivando l'intervento ricostruttivo eseguito in un tempo unico con la mastectomia. Un solo intervento, quando possibile, porterebbe un evidente risparmio di risorse, disponibilità di sedute operatorie, letti di degenza e sicuramente risulterebbe un punto di forza per il benessere psico fisico delle pazienti".

Infine, nella maggioranza delle regioni non ci sono budget dedicati alla 'chirurgia profilattica con ricostruzione immediata del seno', necessaria per le donne con mutazioni genetiche come quelle a carico dei geni Brca, che predispongono al rischio elevato di tumore mammario. Su questo si è esposta recentemente, lanciando un appello sui social, la top model Bianca Balti, pronta ad asportare seno e ovaie perché portatrice del gene Brca1 mutato, come già ha fatto l'attrice Angelina Jolie.

19/09/2022

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