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Gli italiani sono meno sospettosi nei confronti del digitale, anche in sanità. Più della metà avrebbe sentito parlare del fascicolo sanitario elettronico (Fse), cioè della disponibilità di dati relativi alla propria salute - visite, esami, diagnosi, esenzioni - in formato digitale. Previsto dal Decreto legge “Crescita 2.0” nel 2012, di fatto non è mai decollato. Sicuramente i recenti finanziamenti (1,38 miliardi di euro) previsti dal Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) per facilitare, con la tecnologia, l’accesso ai servizi sanitari hanno avuto un ruolo importante, ma il vero passaggio è avvenuto nella mente degli italiani durante la pandemia. La necessità indotta dall’emergenza Covid con un uso più diffuso della tecnologia – per scaricare il green pass o l’esito del tampone per uno su 3 – sarebbe tra i motivi principali di una maggiore conoscenza del Fse, come segnala una nuova ricerca dell’Osservatorio Sanità digitale del Politecnico di Milano, presentata al Convegno “Sanità digitale: ora serve un cambio di marcia!”.

La survey

La ricerca ha coinvolto, in collaborazione con Doxapharma, un campione di 1.000 persone, statisticamente rappresentative della popolazione italiana, e circa 400 pazienti con malattie croniche o gravi problemi di salute, grazie alla partecipazione alcune associazioni di pazienti (Aisc, Amr, Apmarr, Fand, FederAsma, Onconauti e Ropi). Il 55% della popolazione, evidenzia la survey, ha sentito parlare del Fse, con un aumento di 17 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nel 2021. In particolare colpisce la forte crescita di coloro che affermano di averlo utilizzato, il 33% nel 2022, proprio dall’inizio della pandemia.

Nei pazienti esplodono le percentuali di uso del Fse. Le persone con malattie croniche o con gravi problemi di salute, che hanno più spesso accesso a servizi sanitari, segnalano livelli di conoscenza e di utilizzo molto elevati: l’82% conosce l’Fse e il 54% lo utilizza.

I motivi del cambiamento

Lo studio evidenzia che la spinta all’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico, soprattutto per i cittadini, è arrivata proprio dalla situazione pandemica. Infatti, gli intervistati dichiarano che hanno fatto il primo loro accesso principalmente per scaricare il Green Pass (32%) e il certificato vaccinale (30%). Il 10% ha iniziato a usare il Fse perché aveva la necessità di scaricare referti (principalmente di tamponi) e un altro 10% perché voleva accedere alle ricette elettroniche. Da parte dei pazienti le principali motivazioni sono state la possibilità di scaricare un referto (30%), di avere sotto controllo i propri documenti clinici (24%) e di accedere a una ricetta elettronica (16%).

I prossimi step e ruolo delle regioni

“Ora che è aumentata la consapevolezza anche da parte di cittadini e pazienti circa l’esistenza del Fse – sottolinea Chiara Sgarbossa, direttrice dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano – sarà importante rendere questo strumento davvero utile per loro, ma anche per i professionisti sanitari che li hanno in cura e per altri attori del sistema, come le farmacie e le Istituzioni. Per raggiungere gli obiettivi definiti dalle recenti Linee guida per l’attuazione del Fse, Regioni e Province Autonome dovranno attuare un deciso cambio di passo rispetto a quanto fatto negli anni scorsi”.

Il Fse, infatti, pur essendo attivato praticamente per tutti i cittadini, ha un livello di alimentazione dei documenti del nucleo che è minimo, molto limitato nella gran parte delle Regioni.

Secondo la rilevazione effettuata dal Ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale solo quattro Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte) hanno una percentuale di alimentazione del Fse superiore al 50%, mentre quattro (Campania, Liguria, Sicilia e Calabria) hanno livelli che non superano il 5%. Inoltre, la presenza di documenti che compongono il nucleo minimo del Fse non è assicurata in tutte le Regioni e, in molti casi, i documenti non sono strutturati (sono documenti Pdf di testo) e non sono in formato “interoperabile” (HL7-CDA2).

I fondi ci sono

“Le risorse per potenziare i Fse regionali però non mancano: si tratta di 610 milioni di euro, legati all’ Adozione e utilizzo del Fse da parte delle Regioni, di cui 299,6 milioni destinati al potenziamento dell’infrastruttura digitale dei sistemi sanitari e i restanti 311,4 serviranno ad aumentare le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario”, aggiunge Sgarbossa.

L’Fse europeo

Anche a livello europeo, c’è una forte spinta a creare uno spazio per la raccolta dei dati sanitari, che dovranno confluire nello European health data space (Ehds, lo spazio europeo di dati sanitari).

Recentemente, la Commissione europea ha avanzato una proposta, che sarà poi discussa sia dal Consiglio sia dal Parlamento Europeo, per la creazione dello spazio europeo dei dati sanitari con lo scopo di facilitare le cure oltre i confini nazionali, ma anche per abilitare l’utilizzo dei dati ai fini di ricerca, innovazione, salute pubblica e governo. Per lo sviluppo dell’Ehds, la Commissione stanzierà 810 milioni di euro.

22/09/2022

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