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Circa il 10% della popolazione pediatrica soffre di emicrania e tra i fattori scatenanti sono inclusi anche quelli alimentari; non ci sono, però, cibi vietati a tutti. Bisogna, infatti, verificare la situazione di ogni paziente e valutare l’eventuale relazione fra l’assunzione di un dato alimento e la comparsa del mal di testa: ecco la conclusione dei ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, dopo aver analizzato la letteratura scientifica esistente sull’argomento fino ad oggi e smentito alcuni falsi miti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale 'Nutrients'.

Tra gli alimenti che più frequentemente vengono accusati di provocare il mal di testa sono compresi il cioccolato, il glutammato di sodio, i nitriti (negli insaccati), i dolcificanti artificiali e gli alimenti contenenti glutine. In realtà – chiariscono i ricercatori del Bambino Gesù - non è mai stato dimostrato che l'assunzione di cioccolato possa scatenare un attacco emicranico. Gli studi 'provocativi', effettuati cioè tramite la somministrazione dell’alimento al fine di provocare l’attacco emicranico, hanno dato esito negativo.

Lo stesso vale per il glutammato di sodio, usato nella cucina cinese: si parla spesso di 'sindrome del ristorante cinese' per indicare la comparsa di un attacco emicranico dopo un pasto di questo tipo, ma non ci sono evidenze scientifiche - rileva la ricerca - che la somministrazione di glutammato possa provocare mal di testa. In alcuni studi, il glutammato è stato somministrato insieme al cibo ad alcuni soggetti e non ad altri. Al contrario di quanto ci si potesse attendere, la comparsa del mal di testa non era più frequente nei primi rispetto ai secondi, smentendo di fatto il ruolo causale di questa sostanza per l’attacco emicranico.

Per i dolcificanti invece - rileva il Bambino Gesù - sostanzialmente non esistono dati: non ci sono studi scientifici che possano confermare il loro ruolo come fattori scatenanti dell'attacco emicranico. Diverso è il discorso per la caffeina e l'alcol (quest’ultimo specificamente per gli adulti), la cui possibile azione scatenante l'attacco emicranico risulta meglio documentata. Per quanto riguarda la caffeina, in particolare, non solo l'eccessivo consumo, ma anche la sua sospensione rapida può scatenare il mal di testa.

Nel caso dei ragazzi bisogna soprattutto considerare che la caffeina è presente in alcune bevande gassate. Secondo i ricercatori del Bambino Gesù è sbagliato togliere questi alimenti a tutti i soggetti che soffrono di emicrania. Non è possibile prevedere che nel singolo paziente una serie di alimenti possa scatenare l’attacco emicranico.

Si deve piuttosto, afferma Massimiliano Valeriani, responsabile di Degenza neurologica che ha coordinato la ricerca, "chiedere alla famiglia di verificare se esista un rapporto costante fra l'assunzione di un certo alimento e la comparsa, in breve intervallo, di mal di testa. Solo in questo caso si potrà procedere a togliere quello specifico alimento dalla dieta. Inoltre, spesso i bambini emicranici vengono sottoposti a esami per allergie e intolleranze per alimenti come pomodoro, semi (nocciole, arachidi), lattosio, nichel, glutine che però non hanno nulla a che vedere con l’emicrania".

Discorso diverso invece per l'obesità che può peggiorare la severità dell'emicrania. In un precedente studio condotto dai neurologi del Bambino Gesù è stato dimostrato che un’elevata frequenza di attacchi emicranici (maggiore di 5 al mese) interessa circa il 65% dei bambini in sovrappeso contro il 35% dei normopeso. L’evidenza scientifica insegna, quindi, che è opportuno instaurare un regime dietetico ipocalorico in bambini emicranici obesi. È anche opportuno che il bambino affetto da emicrania curi l'alimentazione evitando l'eccessivo uso di cibi ipercalorici che potrebbero farlo aumentare di peso.

I ricercatori hanno anche affrontato il tema dei nutraceutici (cioè integratori alimentari di origine naturale, come per esempio il magnesio o il partenio), molto usati per la terapia dell'emicrania pediatrica. Non ci sono evidenze scientifiche certe che queste sostanze possano essere utili, ma sicuramente non hanno effetti collaterali. Poiché esistono degli studi (però su numeri abbastanza piccoli di pazienti) che ne suggeriscono la possibile efficacia, il consiglio è di valutare l’eventuale impiego dei nutraceutici nei bambini più piccoli o dove si temano gli effetti collaterali dei farmaci.

27/08/2021

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