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Le cattive abitudini adottate in pandemia, ma soprattutto la crisi dell'assistenza sanitaria, hanno peggiorato la salute degli italiani, secondo il Rapporto Osservasalute. Diversi fattori hanno giocato un ruolo chiave in 2 anni di emergenza Covid, come aver ridotto le visite di controllo e specialistiche, ma anche aver abbracciato stili di vita poco sani. Dal 2019 al 2020 si è assistito, per esempio, a un aumento dei consumi a rischio di alcolici pari al +6,5% per gli uomini e al +5,6% per le donne. Complici le chiusure e le restrizioni, è diminuita anche la quota di sportivi regolari e gli italiani sono diventati più pigri e sedentari, ma anche più sovrappeso.

Questo il quadro tracciato dal XIX Rapporto Osservasalute 2021, curato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane, che opera nell'ambito di Vihtaly, spin off dell'Università Cattolica, presso il campus di Roma. Una corposa edizione di 655 pagine, frutto del lavoro di 240 ricercatori in tutto il territorio nazionale, per vedere come stanno gli italiani e la nostra sanità dopo più di 2 anni di pandemia.

"L'emergenza Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulle strutture sanitarie. Il rischio del contagio, il rinvio delle attività chirurgiche programmate e di quelle ambulatoriali, la riorganizzazione delle strutture di assistenza e la riallocazione del personale, nonché l’assorbimento pressoché totale delle risorse territoriali nella lotta alla pandemia - si evidenzia nel rapporto - hanno determinato una riduzione della presa in carico e della continuità assistenziale per i pazienti con patologie acute e croniche, con conseguenze in termini di salute ancora poco conosciute e quantificabili, ma i cui effetti si paleseranno sulla società e sui servizi sanitari probabilmente nei prossimi anni".

La pandemia ha pesato anche sulle bilance degli italiani e ha cambiato le portate a tavola. Nel 2020 il 36,1% della popolazione adulta risulta in sovrappeso, più di uno su 10 è obeso (11,5%). Complessivamente, il 47,6% degli 'over 18' ha chili di troppo.

Secondo un'indagine condotta dall'Istat nel mese di aprile 2020 nel periodo del primo lockdown e tra dicembre 2020-gennaio 2021, il 38,5% ha modificato le proprie abitudini alimentari, quota che scende al 21,5% durante la fase II (dicembre 2020-gennaio 2021). Tra i cambiamenti a tavola, il più frequente è l'aumento nelle quantità di cibo. Un quarto della popolazione 'over 18' riferisce di aver mangiato di più durante il primo lockdown (25%), con quote particolarmente elevate tra i più giovani (39,5% tra i ragazzi di età 18-24 anni). Nella fase II la percentuale di 'mangioni' si dimezza (12,5%) e le differenze per età si attutiscono, ma rimane più elevata la percentuale di giovani di età 18-24 anni (18,5%).

Quanto all'attività fisica nel 2020 la praticava poco più di un italiano su tre sopra i 3 anni di vita, il 36,6% della popolazione, pari a circa 21 milioni 396 mila persone Tuttavia, rispetto agli ultimi anni precedenti, non si osserva uno spiccato aumento nella quota dei continuativi, molto probabilmente anche a causa della pandemia e delle restrizioni che hanno portato alla chiusura dei centri sportivi, palestre, piscine”, hanno riferito gli esperti. Con una precisazione. A dicembre 2020, infatti, è ulteriormente diminuita la quota di persone che ha praticato attività fisico-sportiva, pari a un -8,4% rispetto al mese di aprile dello stesso anno.

16/06/2022

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