L’obesità, condizione fisica ormai considerata una malattia, si caratterizza per l’eccessivo accumulo di grasso corporeo che causa una serie di effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio malattie croniche – sindrome metabolica, diabete, problemi cardiovascolari e osteoarticolari - e una riduzione dell’aspettativa di vita. Per classificare il grado di sovrappeso e l’obesità, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) utilizza il valore dell’Indice di massa corporea, noto come BMI (in inglese Body mass index).
La letteratura scientifica mostra che, dopo il fumo, l’eccesso di peso è tra le principali cause di mortalità che potrebbero essere efficacemente prevenute. L’ultimo Rapporto europeo dell’Oms, sull’argomento, dà numeri importanti: qui il 59% degli adulti e quasi il 30% dei bambini (29% fra i maschi e 27% fra le femmine) sono in sovrappeso o convivono con l'obesità. E proprio sovrappeso e obesità sono tra le principali cause di morte e disabilità nella regione: stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi l'anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nell'area.
Si diventa obesi in modo più o meno graduale, quando si consumano più calorie di quelle utilizzate, quindi per condizioni ambientali e genetiche malattie e terapie farmacologiche. La buona notizia è che perdere anche solo il 5-10% del peso in eccesso permette di ridurre in modo abbastanza significativo il rischio di complicanze.
Calcolo di BMI e sua utilità
Secondo l’Oms l’obesità si classifica usando queste categorie definite in base al BMI, una formula che tiene conto del rapporto tra peso e altezza:
- Sovrappeso di grado 1 – BMI compreso tra 25 e 29,9 kg/m2
- Sovrappeso di grado 2 (obesità) – BMI compreso tra 30 e 39,9 kg/m2
- Sovrappeso di grado 3 (obesità grave o patologica) – BMI superiore a 40 kg/m2
Il BMI permette di calcolare anche una condizione di sottopeso: considerando che, in un adulto, la fascia di normalità è con valori di BMI tra 18.5 e 24.9 kg/m2, con valori inferiori al 18.5 kg/m2 si configura la condizione di un peso inadeguato per difetto.
Il BMI si calcola in base a questa formula
BMI = peso (in kg) / altezza2(in m)
Il valore che si ricava non misura direttamente la quantità di grasso corporeo – vero fattore di rischio per malattie croniche - ma un valore che ne è strettamente correlato, oltre a essere un buon indicatore di vari indici di salute cardiovascolari e metabolici.
Numerosi studi dimostrano la correlazione tra indice di massa corporea e quantità di grasso nell’organismo di una persona, ma la quantità di massa grassa, a parità di valore, può in realtà differire in modo più o meno significativo in base a diversi fattori:
- sesso: le donne hanno più grasso degli uomini,
- etnia: rispetto ai caucasici, le persone di colore hanno meno grasso, mentre gli asiatici ne hanno di più,
- età: le persone anziane tendono ad accumulare più grasso di giovani e adulti,
- attività fisica: negli atleti il grasso è inferiore rispetto alle persone comuni.
Ne consegue quindi che, negli uomini, l’obesità è caratterizzata da una massa grassa superiore al 25%, con l’intervallo tra il 21 e il 25% considerato borderline. Nelle donne il valore limite è del 33%, con l’intervallo tra il 31 e il 33% considerato borderline.
Il calcolo dell’indice di massa corporea, la misura del girovita e il rapporto vita/fianchi sono le misure della massa grassa usate con maggior frequenza nella pratica clinica. Tra le altre procedure alternative ci sono:
- plicometria (misura dello spessore delle pieghe adipose tramite plicometri),
- assorbimetria a raggi X a doppia energia (DEXA),
- bioimpedenza,
- ultrasonografia (per determinare lo spessore della massa adiposa)
Il calcolo del BMI è quindi un metodo semplice e rapido, anche se grossolano, per ottenere una stima generale del peso di un soggetto. Diventa quindi un buon compromesso nell’impiego come strumento di screening, mentre non è sufficientemente affidabile se usato come indice diagnostico senza integrarlo con ulteriori fattori di rischio (spessore strato cutaneo, dieta, attività fisica, famigliarità per malattie cardiovascolari, diabete …).
Anche nei bambini il BMI non è uno strumento di diagnosi, ma come per gli adulti, è un metodo utile a evidenziare eventuali criticità da non sottovalutare o monitorare. Nei bambini, inoltre si parla di obesità quando il risultato è pari o superiore al 95esimo percentile per soggetti di pari età e sesso, mentre sono considerati normali valori compresi tra il quinto e l’85esimo percentile.
Limiti del BMI
L’indice di massa corporea è un metodo semplice e immediato per avere un ordine di grandezza sulla condizione di una persona, ma è chiaro che usare la stessa scala per valutare un atleta di due metri e una donna di 1.60 m, senza tener conto delle differenze legate a sesso, etnia ed età, diventa poco significativo. Il limite è particolarmente evidente proprio con gli atleti in cui si rileva spesso un aumento dell’indice di massa corporea, ma questo è dovuto allo sviluppo di una muscolatura che è ben oltre la media.
Si deve infatti ricordare che la letteratura dimostra come l’attività fisica abbia un ruolo fondamentale nella previsione della mortalità complessiva: nella prevenzione della mortalità cardiovascolare, per esempio, è più importante il livello di attività fisica, del peso. Per stare in forma quindi bisogna muoversi, cioè fare esercizio fisico.
Per un paziente con un BMI compreso tra 25 e 28,9 kg/m2 il rischio relativo di soffrire di coronaropatie è pari a 1,72 e questo rischio aumenta progressivamente all’aumentare del BMI: se il valore diventa superiore a 33 kg/m2, il rischio relativo diventa di 3,44. Tendenze simili sono state rilevate per la relazione tra l’obesità e l’ictus o l’insufficienza cardiaca cronica.
Nel complesso si stima che l’obesità quadruplichi il tasso di mortalità cardiovascolare e raddoppi il tasso di mortalità per tumore. Nelle persone gravemente obese il tasso di mortalità complessivo aumenta da 6 a 12 volte.
Per i pazienti gravemente obesi (con un BMI ≥40) la speranza di vita diminuisce di 20 anni negli uomini e di circa 5 anni nelle donne. Il fatto che la speranza di vita diminuisca molto di più per gli uomini è coerente con la maggiore incidenza dell’obesità a livello addominale (androide) e con il fatto che le donne sono biologicamente più ricche di massa grassa. Il rischio di morte prematura è ancora superiore se il paziente fuma.
Questioni aperte
Nelle persone obese esiste tuttavia un paradosso e che la medicina sta cercando di spiegare. Una ricerca ha evidenziato che alcuni pazienti in sovrappeso o obesi che soffrono di problemi connessi all’obesità hanno una prognosi migliore rispetto ai normopeso e, in alcuni casi, hanno anche un tasso di mortalità inferiore. Molte di questi dati riguardano pazienti con disturbi renali, ictus, diabete e sindrome coronarica acuta.
Alcuni ricercatori suggeriscono che la massa grassa potrebbe avere un ruolo protettivo, forse perché in grado di catturare e sequestrare tossine lipofile che altrimenti farebbero danni in giro per l’organismo, ma sono state proposte altre teorie più o meno fantasiose.
26/08/2022
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