L'obesità nelle donne aumenta il rischio di tumore al seno. Lo dice uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Padova che hanno scoperto come il tessuto adiposo nel paziente obeso cattura la vitamina D circolante nel sangue, che si accumulata nel grasso in misura spropositata (l’equivalente di vitamina D normalmente somministrata in 2.000 giorni di trattamento raccomandato). Tale accumulo determina una condizione di iper-estrogenismo che, nei maschi, porta ginecomastia, ridotti livelli di testosterone e infertilità e, nella donna, porta rischio oncologico.
Attualmente in Europa - ricorda una nota - il 59% degli adulti e quasi 1 bambino su 3 è obeso o sovrappeso e in Italia la situazione non è migliore: il 43% degli adulti ha un eccesso ponderale. L'obesità aumenta il rischio di molte malattie non trasmissibili, inclusi tumori, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2 e malattie respiratorie croniche; e, se l’obesità inizia in età infantile, il rischio di patologie in età adulta è ancora maggiore.
Il gruppo di ricerca coordinato da Carlo Foresta e Andrea Di Nisio in collaborazione con l’Unità di Andrologia e Medicina della riproduzione dell’Azienda ospedale università di Padova, ha scoperto che il tessuto adiposo nel paziente obeso cattura la vitamina D circolante nel sangue, che, accumulata nel grasso, non viene più liberata, portando quindi a una pseudo-ipovitaminosi D che si traduce in una ipervitaminosi nel tessuto adiposo.
Per la prima volta, dunque, i risultati raggiunti dall’equipe guidata da Foresta dimostrano che l’accumulo di vitamina D nel tessuto adiposo del soggetto obeso altera la funzione dell’adipocita inducendo una maggior espressione e attività dell’enzima aromatasi, che trasforma il testosterone in estrogeno, e determinando quindi una condizione di iper-estrogenismo. Nel maschio obeso l’aumento degli estrogeni indotto dalle conseguenze dell’accumulo di vitamina D nella cellula adiposa partecipa delle manifestazioni cliniche tipiche dell’obesità (ginecomastia, ridotti livelli di testosterone, infertilità). I ricercatori padovani, coordinati da Maria Santa Rocca e in collaborazione con la day/week surgery multidisciplinare, hanno evidenziato che l’aumento della vitamina D nel tessuto adiposo peri-tumorale si associa a un’elevata espressione dell’enzima aromatasi nelle donne obese, e quindi una maggior concentrazione di estrogeni, coinvolti nella proliferazione tumorale.
"In conclusione - sintetizza Foresta - gli studi presentati dalla nostra equipe evidenziano nell’obeso una contraddizione tra ridotti livelli plasmatici di vitamina D ed elevate concentrazioni della stessa nel tessuto adiposo, dimostrando che questo fenomeno altera il funzionamento delle cellule adipose con conseguenze cliniche ben definite, come infertilità e ipogonadismo nell’uomo obeso e rischio oncologico nella donna. Pertanto - avverte - il trattamento dell’ipovitaminosi D nell’obesità dovrebbe prevedere in primo luogo il dimagramento e l’attività fisica, e non un aspecifico sovraccarico farmacologico di vitamina D”.
14/04/2023
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