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Spondiloartriti assiali

Le spondiloartriti assiali sono una classe di malattie infiammatorie croniche articolari, note come il «falso» mal di schiena. In Italia, secondo i dati emersi da Eular 2021 - colpiscono circa 200mila persone, di cui 40mila sono giovani.

Otto su dieci, infatti, cominciano a star male prima dei trent’anni, con dolore e rigidità nella parte terminale della schiena che non passano e vengono scambiati per una semplice lombalgia, curata per mesi o anni soltanto con antinfiammatori non steroidei, antalgici, e/o terapie fisiche: per arrivare alla diagnosi di spondiloartrite assiale servono in media 7 anni dall’inizio dei sintomi.

Tipi di spondiloartrite assiale

Sono due le forme di spondiloartrite assiale: spondiloartrite assiale non radiografica (nr-axSpA) e spondiloartrite assiale radiografica, detta anche spondilite anchilosante.

La spondiloartrite assiale non radiografica è una malattia infiammatoria cronica della colonna vertebrale per la quale non è possibile rilevare delle modifiche strutturali nel corso di una radiografia convenzionale, ma potrebbe essere rilevabile con risonanza magnetica.

La spondiloartrite assiale radiografica o spondilite anchilosante (SA) invece è la forma "anchilosante" ovvero avanzata, con una rigidità infiammatoria della colonna vertebrale che rivela delle modifiche strutturali nel corso di una radiografia.

Entrambe sono malattie nelle quali il sistema immunitario attacca i tessuti cartilaginei e ossei dell’organismo. Ciò comporta una ossificazione della colonna vertebrale e, di conseguenza, cattive posture, che determinano la tipica camminata con incurvamento in avanti.

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Spondiloartrite assiale

Sintomi della spondiloartrite assiale

I principali sintomi della malattia includono: mal di schiena infiammatorio, rigidità articolare, la schiena diventa sempre meno flessibile, dolore alle articolazioni come anca, spalla, perdita progressiva della mobilità e compromissione della qualità di vita.

Questo tipo di mal di schiena tende a presentarsi soprattutto nella seconda metà della notte e al risveglio con un dolore che migliora con il movimento e rigidità che dura almeno trenta minuti. Tale sintomatologia, troppo spesso sottovalutata o non riconosciuta adeguatamente, è frequentemente indicativa di una malattia infiammatoria a carico dello scheletro.

Alcune persone affette da spondilite anchilosante (SA) progrediscono fino ad avere un certo grado di fusione spinale.

“Tra le spondiloartriti assiali, la più invalidante è sicuramente la spondilite anchilosante – afferma Silvia Tonolo, presidente dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR onlus) -. una patologia reumatica il cui target è la colonna vertebrale e il sistema muscolo scheletrico in genere: la spondilite è una malattia sistemica, cronica e autoimmune che, nei casi più gravi, provoca una vera e propria fusione delle articolazioni.

A causa della diagnosi tardiva, a cui si arriva anche dopo 7-8 anni, non solo il quadro clinico della malattia si fa più complicato, ma alle terapie di ultima generazione il paziente può accedere anche dopo 2 anni dall'accertamento della patologia. Un tempo lunghissimo”.

Cause

Non si conoscono le cause scatenanti, tuttavia un aspetto da considerare è la familiarità.

Alla base c'è un fenomeno infiammatorio di origine autoimmune: per ragioni ancora non note, il sistema immunitario di chi è affetto da spondiloartrite assiale attacca questa parte del sistema scheletrico causando uno stato infiammatorio che, se non trattato per tempo, può evolvere con limitazione della mobilità e ripercussioni sulla qualità di vita privata e professionale.

Intervenire alla comparsa dei primi sintomi, rivolgendosi a uno specialista reumatologo, è l’unico modo per arrestare l’avanzamento della malattia e non rischiare che questa diventi invalidante: il 74 per cento delle persone che soffrono di spondiloartrite assiale segnala difficoltà nel trovare un lavoro a causa della malattia.

Come si diagnostica la spondiloartrite assiale: esami, visite, figure di riferimento

In caso di sospetto di malattia, si può effettuare una risonanza magnetica o una radiografia. Sia per la spondilite anchilosante che per la spondiloartrite assiale non ragiolografica possono essere condotti anche alcuni esami del sangue utili ad avere ulteriore conferma della patologia.

Terapia

Le terapie sono a base di antinfiammatori non steroidei, DMARDS (“Disease modifying antirheumatic drugs”, ovvero farmaci antireumatici che modificano la malattia) e bDMARDS (farmaci biologici antireumatici che modificano la malattia).

Vivere con la spondiloartrite assiale

Oltre al trattamento farmacologico, gli esperti reumatologi consigliano l'esercizio fisico regolare poiché può avere molti effetti positivi sulla malattia: prevenzione della rigidità; sollievo delle articolazioni perché si rafforzano muscoli e tendini; migliore flusso sanguigno verso le ossa e la cartilagine articolare.

Prima di iniziare qualsiasi attività fisica, sarebbe bene però consultare il medico al fine di valutare lo stato della colonna vertebrale. Ovviamente è consentito praticare solo sport che preservano le articolazioni.

Conseguenze della spondiloartrite assiale: cosa comporta a lungo termine

La lombalgia infiammatoria è il primo sintomo della spondiloartrite assiale nella maggior parte dei pazienti. In genere viene scambiata per un ‘semplice’ mal di schiena e la diagnosi arriva tardi, spesso quando già c’è una compromissione consistente della funzionalità con fusione della colonna vertebrale che diventa rigida e non flessibile, acquisendo l’aspetto a canna di bambù. Per questo motivo la terapia viene iniziata in fasi già avanzate di malattia.

A notare il “finto mal di schiena” è il reumatologo, attraverso la radiografia della colonna: la stessa appare con le parti molli calcificate, che diventano tutt'uno con le ossa.

Intervenire alla comparsa dei primi sintomi, rivolgendosi a uno specialista reumatologo, è l’unico modo per bloccare l’avanzamento della malattia e non rischiare che questa diventi invalidante.

Differenza tra spondiloartrite assiale e periferica

Ad oggi la classificazione prevede una distinzione in forme prevalentemente assiali, cioè in cui c’è un coinvolgimento predominante della colonna vertebrale, e in forme periferiche, in cui c’è un coinvolgimento delle articolazioni periferiche, ovvero anca, spalla, caviglia, ginocchio.

Si può guarire dalla spondiloartrite assiale?

Nonostante non esista una cura definitiva per questa patologia, la terapia aiuta a ridurre l'intensità del dolore e della rigidità, a migliorare la funzionalità, a contrastare la progressione del danno radiologico e a prevenire la disabilità.

Spondiloartrite assiale, per saperne di più

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