It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

L’associazione tra alcuni particolari tipi di neoplasie quali linfomi, tumore del polmone, melanoma e patologie reumatologiche quali artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico e sindrome di Sjogren è nota nel mondo scientifico che evidenzia, allo stesso tempo, come altre tipologie di tumore sarebbero meno frequenti in questi pazienti. A partire da questi presupposti, su iniziativa del Collegio Reumatologi Italiani (CReI), è stato recentemente costituito un tavolo di Onco-reumatologia, un gruppo di studio multidisciplinare che vede coinvolti reumatologi, oncologi, psichiatri, biologi e fisiatri esperti del settore.

“Sono ancora tanti i dubbi sulla causa di questo nesso tumore-specifico, ma si ipotizzano fattori genetici o ambientali condivisi tra alcune tipologie di tumore e malattie reumatiche”, spiega Daniela Marotto, Presidente del CReI. Principale imputata nello sviluppo delle patologie oncologiche sarebbe l'infiammazione sostenuta nel tempo, caratteristica tipica delle di queste patologie reumatologiche, ma non è noto se vi siano dei biomarcatori correlati a un maggior rischio oncogenico.

A complicare il quadro, c’è da considerare la questione delle problematiche immuno-correlate, osservate nei pazienti oncologici trattati con inibitori del checkpoint immunitario (Ici) o sulla demineralizzazione ossea provocata dagli inibitori dell'aromatasi e gli anti-androgeni, tutte terapie ampiamente utilizzate per il trattamento del cancro al seno e alla prostata. “Il crescente tasso di prescrizione degli Ici ne impone la corretta conoscenza e la gestione degli effetti avversi - osserva Antonio Giordano, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia - La rapida identificazione di questi effetti collaterali e l’avvio di una immunosoppressione sistemica - aggiunge - può migliorare gli outcome (risultati, ndr), senza compromettere l'efficacia dell’inibizione dei checkpoint immunitari. Inoltre, è ancora aperto il dibattito sulla sicurezza di queste terapie, in particolare degli anticorpi anti-CTLA-4 per i pazienti oncologici affetti anche da malattie autoimmuni o in uno stato di immunodeficienza, perché finora questi pazienti sono stati generalmente esclusi dagli studi clinici”.

Tra le considerazioni in approfondimento da parte del gruppo multidisciplinare c’è la complessità della presa in carico dei pazienti reumatici con neoplasie. “È ignoto ai più che alcune modalità, come l'esercizio fisico - chiarisce Giordano - possono essere applicate con sicurezza ai pazienti con patologie reumatologiche e neoplasie, ma la presa in carico di un malato non può prescindere da un ampio e corretto approccio olistico e psicosociale. È forte l’impatto psicologico e sociale sia delle malattie reumatologiche e delle neoplasie sul paziente, le loro famiglie e sugli stessi curanti. Non è quindi trascurabile - aggiunge - il ruolo dei fattori psicologici, sociali e comportamentali nell’ambito preventivo, nella diagnosi precoce e nella cura dei nostri assistiti. Proprio queste numerose variabili psico-sociali faranno parte dell’approccio condiviso tra reumatologia e oncologia che come board di esperti multidisciplinare intendiamo avviare”.

A tale proposito, “nella presa in carico del paziente reumatologico - conclude Marotto - serve la massima attenzione clinica, creando relazioni sempre più utili alla gestione dei bisogni di salute e condividendo le evidenze scientifiche e socio-assistenziali che risultano più utili alle risposte di salute che i cittadini e i pazienti oggi si aspettano da una società scientifica autorevole”.

29/09/2023

Curated Tags

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica