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Il numero di nuovi casi di melanoma, in Italia, cresce del 7% l'anno. L'incremento del più pericoloso tumore della pelle riguarda uomini e donne ma - secondo recenti studi dell'Associazione italiana registri tumori, supportata dall'Intergruppo melanoma italiano (Imi) - tra le persone nate da metà degli anni ’70 in poi, under 45, il rischio di questo cancro è diminuito dopo anni di costante crescita. Il merito è da ricercare nella prevenzione del melanoma e soprattutto in un'esposizione più corretta al sole, dovuta anche a una maggiore consapevolezza. Lo sostengono gli specialisti dell'Imi, al loro XXVIII Congresso nazionale di Firenze.

C'è ancora però molta strada da fare e manca una vera campagna educazionale a livello nazionale, sul modello di quelle condotte in tempi recenti in Australia o negli Usa, secondo gli esperti. “Bisogna evitare i facili trionfalismi, ma possiamo ammettere che il melanoma oggi potrebbe fare meno paura rispetto al recente passato", evidenzia Emanuele Crocetti, epidemiologo e past-president dell'Associazione italiana Registri tumori. "Grazie alla combinazione di un continuo miglioramento delle strategie terapeutiche e di un crescente aumento delle diagnosi precoci - precisa - la sopravvivenza a 5 anni ha raggiunto l'87% e il dato sale ad oltre il 90% tra la popolazione italiana under 45. Rimane comunque un tumore particolarmente insidioso e che colpisce ogni anno più di 14.900 uomini e donne".

"Oggi siamo in grado di garantire buone prospettive ai nostri pazienti - aggiunge Corrado Caracò, dell'Istituto nazionale tumori 'Fondazione Pascale' di Napoli - La chirurgia rimane il trattamento di elezione contro il melanoma, soprattutto negli stadi iniziali della malattia. Siamo in grado di svolgere interventi mirati e meno invasivi rispetto al recente passato". Allo stesso modo, "le nuove cure, come l'immunoterapia e le terapie target, hanno portato benefici a lungo termine a oltre la metà delle persone colpite da questa forma di cancro in fase avanzata e a una significativa riduzione del rischio di recidiva nei pazienti ad alto rischio operati radicalmente", rimarca Mario Mandalà, docente di Oncologia medica dell'Università di Perugia, Ospedale Santa Maria della Misericordia.

"Raccomandiamo comunque a tutti una visita di controllo con uno specialista dermatologo", afferma Ignazio Stanganelli, presidente Imi, professore dell'Università di Parma e direttore della Skin Cancer Unit Irccs Irst, Istituto tumori Romagna. "In particolare chi ha una cinquantina di nei sulla pelle dovrebbe controllarli periodicamente, almeno una volta l'anno - suggerisce lo specialista - Non per forza un neo si trasforma in un cancro, ma deve esserne monitorata l'evoluzione per arrivare eventualmente una diagnosi precoce di malattia. Per questo bisogna intervenire sul medico di famiglia per aiutarlo nella selezione della popolazione a rischio e delle lesioni sospette da inviare al dermatologo".

Al congresso di Firenze vengono presentati gli ultimi progetti di tele-dermatologia promossi dall'Imi. "Recentemente abbiamo avviato MelaMed (Melanoma multimedia education) - spiega Stanganelli - un'iniziativa che si pone l'obiettivo di formare il medico nella prevenzione primaria e secondaria del melanoma cutaneo. Vuole inoltre fornire la conoscenza delle basi essenziali dell'intero percorso diagnostico-terapeutico del paziente. Si avvale della piattaforma online imi-melamed.it, che presenta un'area di attività specifiche e un corso in formazione a distanza, con crediti Ecm, patrocinato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). La piattaforma costituisce anche una biblioteca virtuale, con un atlante multimediale di rapido accesso e facilmente consultabile, corredata di tutti i capitoli fondamentali sulla patologia".

"La condivisione per via telematica delle immagini in dermatologia, come quella promossa con il progetto Melamed, è utile nella collaborazione tra medico di medicina generale e specialista - testimonia Patrizia Re, medico di medicina generale dell'Ausl Romagna - La Fad asincrona del progetto contribuirà inoltre a una approfondita formazione professionale che porterà a migliorare l'appropriatezza diagnostica e una più rapida presa in carico del paziente con sospetto onco-dermatologico. Sempre come Imi, "con il coordinamento di Paola Ghiorzo dell'Università di Genova, stiamo promuovendo il progetto di teleconsulenza genetica", riporta Giuseppe Palmieri dell'Università di Sassari. Infine è stato avviato un progetto sperimentale di consulenza diagnostica istopatologica, conclude Daniela Massi dell'Università di Firenze: "Attraverso la nostra piattaforma di Second Opinion offriamo ai clinici della rete Imi uno strumento di supporto decisionale per tumori melanocitari atipici e forme rare di melanoma".

28/09/2022

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