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Le mutazioni genetiche sono la causa di tumori ginecologici per una percentuale non trascurabile di donne. La guida Acto (Alleanza contro il tumore ovarico) aiuta a capire cosa siano e come funzionino i test genetici per individuare il rischio ereditario di tumori femminili, a chi siano consigliati e come si previene o si riduce il rischio di sviluppare un tumore ereditario. I geni che hanno un funzionamento difettoso vengono infatti trasmessi per la metà dal padre e per la metà dalla madre. Questo significa che la probabilità che il gene difettoso passi ai figli è intorno al 50%. Le mutazioni genetiche causano il 15-20 dei tumori dell’ovaio, il 3% dei tumori dell’utero (o endometriale) e il 5 -10% dei tumori al seno.

Nella guida Acto Test genetici per le donne con predisposizione ereditaria al tumore, ci sono 24 pagine fitte di informazioni che aiutano a individuare i difetti genetici che aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno, all’ovaio, all’intestino e all’utero (o endometrio). Inoltre, la guida aiuta a capire cosa siano i test genetici, come si eseguono, a chi sono consigliati e come si previene o si riduce il rischio di sviluppare un tumore ereditario.

BRCA1 e BRCA2 e gli altri

Le mutazioni più note per essere associate al tumore ovarico sono quelle collegate ai geni BRCA1 e BRCA2. Nelle donne che hanno ereditato una mutazione del gene BRCA1, il rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio è maggiore del 44% rispetto a chi non la presenta. La mutazione del gene BRCA2 è associata un rischio del 17% più alto. Queste mutazioni possono anche aumentare il rischio di tumore al seno e, in particolare, una mutazione nel gene BRCA2 può causare tumore del seno nell’uomo, tumore della prostata e del pancreas. Recentemente si è scoperto che la percentuale di rischio di tumore ovarico aumenta moderatamente anche in presenza della mutazione dei geni RAD51C (11%), RAD51D (13%), BRIP1 (6%) e PALB2 (5%). Quest’ultimo è associato anche a un alto rischio di tumore al seno.

La predisposizione al tumore dell’utero (o endometrio) e dell’intestino aumenta in presenza della Sindrome di Lynch che è definita dalla presenza di alterazioni nei geni MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. L’alterazione dei geni MLH1, MSH2, MSH6 aumenta il rischio di sviluppare un tumore dell’utero (o endometrio) del 37- 49%. Per la mutazione PMS2 il rischio di tumore dell’utero è di circa il 13%. I difetti in questi geni fanno crescere anche il rischio di tumore ovarico dell’11-17%. Se si è portatori della Sindrome di Lynch si ha inoltre un aumentato rischio di sviluppare cancro dello stomaco, del tratto urinario, del pancreas e del cervello.

I test genetici: come funzionano

I difetti genetici vengono rilevati attraverso specifici test di screening che non si indirizzano a tutta la popolazione ma sono riservati solo alle donne affette da neoplasia ovarica, alle donne affette da tumore dell’utero (o endometrio) e alle persone con una forte storia familiare di tumore.

Il test più conosciuto è il test BRCA che rileva l’alterazione di questo specifico gene sia sul tessuto tumorale (test somatico) che su un campione di sangue (test germinale). Il test somatico viene effettuato all’atto della diagnosi e permette di avviare le pazienti con BRCA mutato alle nuove terapie farmacologiche a base di Parp inibitori. Il test germinale viene effettuato quasi sempre insieme al test somatico e serve per verificare se la mutazione è trasmissibile ereditariamente, perché solo le alterazioni genetiche presenti nel sangue possono essere ereditate. Il test BRCA è a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn).

Circa il 50% dei tumori ovarici è correlato a mutazioni. Nel caso di tumore ovarico, alcuni centri ospedalieri raccomandano anche il test HRD (Homologous Recombination Deficiency – Difetto della Ricombinazione omologa). Questo test identifica le donne il cui tessuto tumorale presenta un difetto nei sistemi di riparazione e comprende la valutazione di numerosi altri geni che potrebbero mostrare mutazioni anche nelle pazienti in cui il BRCA non è mutato e che potrebbero quindi trarre beneficio dalle terapie con parp inibitori. Attualmente in Italia il test HRD non è rimborsato e questo è un problema, perché tutte le pazienti con tumore ovarico devono avere la possibilità di eseguire questo test fin dalla prima diagnosi, dal momento che si tratta di poter stabilire quale sia il trattamento migliore per ciascuna paziente.

Nelle pazienti con tumore dell’utero (o endometrio), il tessuto tumorale viene studiato in laboratorio con il test immunoistochimico (IHC), che consiste nell’usare delle colorazioni speciali nel tessuto per valutare l’espressione delle proteine MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. Nel caso di anomalie, si deve eseguire il test genetico su campione di sangue (germinale), per chiarire se il cancro sia causato da un’alterazione genetica e fare, eventualmente, diagnosi di Sindrome di Lynch.

Come si riduce il rischio di tumore ereditario

I test genetici sono la più importante forma di prevenzione primaria di cancro per le persone con una storia familiare di tumore e mettere in atto una serie di azioni in grado di abbassare o eliminare il rischio che il tumore si sviluppi.

Nel caso di tumore ovarico ereditario, il rischio si riduce sottoponendosi a controlli regolari, assumendo la pillola anticoncezionale per almeno 4 anni (riduzione del rischio pari al 50%), sottoponendosi al termine della vita riproduttiva alla chirurgia profilattica, cioè all’asportazione delle ovaie e delle tube (riduzione del rischio pari al 96%).

Alle donne sane in cui sia stata accertata la presenza della Sindrome di Lynch, il medico può consigliare l’assunzione di aspirina, in quanto è provato che l’aspirina riduce il rischio di tumore dell’intestino e di tumore in generale. Gli studi dimostrano che anche la pillola anticoncezionale riduce il rischio di tumore dell’utero, ma la decisione di assumerla va discussa con il proprio medico. Alle donne con Sindrome di Lynch si raccomanda anche uno screening regolare per tumore dell’intestino, cioè la colonscopia, ogni 2 anni.

25/11/2022

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