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"Con la piattaforma nazionale di telemedicina, legata lo ricordo ai fondi del Pnnr, abbiamo cercato di porre le basi per creare uno strumento diciamo unico come tipo di controllo, perché nella piattaforma andranno tuti i dati clinici e avremo un soggetto unico come controllore - afferma Antonio Gaddi, presidente della (Sit), la Società italiana telemedicina - Diciamo che è stato dato un colpo alla babele, standardizzando e codificando i diversi linguaggi e progetti che c'erano già. La riflessione vera è quella di quanto e come la nostra piattaforma italiana sarà in grado di parlare e scambiare dati anche con analoghe piattaforme europee. Il goal è di arrivare ad assistere in telemedicina 200mila italiani entro il 2025. Ma è solo un primo passo".

La telemedicina può intervenire sui problemi del Servizio sanitario nazionale, per esempio, sugli accessi inappropriati al pronto soccorso. "In Calabria il progetto di telediabetologia ha consentito di gestire entro 6 ore 3.500 alert pervenuti, classificati per gravità in verdi, gialli e rossi - evidenzia Gaddi - Invece di andare al pronto soccorso, sono stati gestiti tutti in telemedicina o in real-time. C'è stato un solo ricovero, ma era appropriato. Ma questo progetto è strutturato in modo preciso, pensato e sviluppato da medici, infermieri, control room, cittadini. C'è un lavoro enorme dietro".

Secondo Gaddi "ci sono delle difficoltà da superare, ovvero che l'interoperabilità sia tale da consentire di far usufruire tutte le Regioni e poi l'interazione con il Fasciolo sanitario elettronico. Abbiamo creato la semantica, ma la piattaforma non vive da sola. I dati clinici di tanti italiani sono cartacei e conservati spesso in qualche cassetto. Insomma, abbiamo il problema di alimentare il Fascicolo sanitario e la piattaforma. Inoltre - aggiunge - il Dm 77 non prevede esplicitamente che ci sia un lavoro di sinergia, soprattutto in ambito clinico, con i software usati dai medici di famiglia. Un tema che va chiarito".

Recentemente è stato firmato il contratto per l'affidamento in concessione, da parte di Agenas, della 'Progettazione, realizzazione e gestione dei Servizi abilitanti della Piattaforma nazionale di Telemedicina Pnrr' - Missione 6 Componente 1 subinvestimento 1.2.3 'Telemedicina', per un valore di 250 milioni di euro. La telemedicina "ha un potenziale gigantesco, però siamo molto lontani da poter dire che la possiamo usare su tutta la popolazione o ci aiuterà a risolvere i grandi problemi della sanità su scala nazionale - avverte Gaddi - Abbiamo un'arma bellissima in mano, ma Asl e Regioni non stanno facendo del loro meglio per arrivare ai fondi del Pnrr. Stanno invece facendo del loro peggio per accaparrarsi le risorse senza avere le competenze e i mezzi. Questo è un settore dove non possiamo permetterci una approssimazione di questo tipo - rimarca - e poi scontiamo la mancanza di figure competenti nella materia, non le abbiamo mai formate e ora le Asl non hanno nessuno".

Il Pnrr prevede, “per le risorse destinate alla telemedicina, di organizzare le aree di intervento (teleconsulto, televisita, assistenza integrata) seguendo una particolare logica. Si andranno ad assistere principalmente i soggetti con scompenso cardiaco, chi ha un pacemaker, i cardiopatici, i diabetici, i pazienti con problemi polmonari cronici. Poi chi ha patologie neurologiche, soprattutto chi ha il Parkinson, e c'è anche il settore oncologico, dove non si è scelto un organo o un nome di una malattia, ma uno stato clinico: fragili, cronici oncologici seguiti già a domicilio", conclude il presidente Sit.

16/03/2023

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