It looks like you are using an older version of Internet Explorer which is not supported. We advise that you update your browser to the latest version of Microsoft Edge, or consider using other browsers such as Chrome, Firefox or Safari.

È un tumore raro delle cellule staminali del midollo osseo che determina una eccessiva produzione di piastrine nel sangue, con forte aumento del rischio di trombosi.

Le piastrine sono chiamate anche “trombociti” e la malattia prende quindi il nome di “trombocitemia”; si definisce “essenziale”, o anche idiopatica, quando non è possibile trovare una causa scatenante della malattia.

Trombocitemia secondaria: la differenza

Quando il numero di piastrine aumenta per cause specifiche, come malattie infiammatorie o infettive, anemia dovuta a carenza di ferro, alcuni tipi di tumore, interventi chirurgici o stress, si parla di trombocitemia “secondaria” o “reattiva”. Queste forme durano al massimo pochi mesi e possono anche regredire spontaneamente.

In alcuni casi, la trombocitemia essenziale può evolvere in mielofibrosi, forma più grave di neoplasia mieloproliferativa cronica.

Epidemiologia

L’incidenza è stimata in circa 1,5-2,4 casi per 100.000 persone, simile a quella della policitemia vera. Nei pazienti più avanti con l’età la patologia si verifica con un rapporto alla pari tra uomini e donne.

Viene spesso anche diagnosticata in donne attorno ai 30 anni, probabilmente grazie ad analisi di controllo prescritte durante la gravidanza. L’età media alla diagnosi è di circa 60 anni.

Sintomi della trombocitemia essenziale

Spesso la malattia si presenta in maniera asintomatica, oppure si possono verificare:

  • debolezza
  • lividi e sanguinamento
  • gotta
  • emicrania oftalmica
  • formicolio a mani e piedi
  • eventi trombotici

La trombocitemia può comportare a sua volta sintomatologia specifica, come per esempio deficit neurologici nell'ictus o nell’attacco ischemico transitorio, dolore alla gamba, gonfiore o entrambi in caso di trombosi dell'arto inferiore, dolore toracico e dispnea se si verifica embolia polmonare.

Le emorragie che possono verificarsi sono di solito di lieve entità e raramente spontanee. Si manifestano generalmente sotto forma di epistassi, tendenza a sviluppare ematomi o sanguinamenti gastrointestinali.

In soggetti affetti da trombocitemia estrema possono verificarsi sanguinamenti anche gravi, dovuto ad un mal funzionamento delle piastrine seppur in numero elevato.

Inoltre, è possibile che si presenti eritromelalgia, ovvero bruciore alle mani e ai piedi, con calore, eritema, e a volte ischemia digitale

Cause: la trombocitemia è ereditaria? Quando c’entra il gene JAK2?

La trombocitemia essenziale ha cause ignote. Condivide con la mielofibrosi alcune caratteristiche molecolari, come la presenza di mutazioni nei geni JAK2, riscontrati in circa la metà dei casi, e in maniera meno frequente il difetto nel gene MPL.

Studi recenti hanno individuato un’altra mutazione, relativa al gene CALR, presente spesso in casi di mielofibrosi, soprattutto quando JAK2 e MPL sono mutati.

I familiari dei malati hanno una maggiore probabilità di sviluppare essi stessi la trombocitemia essenziale, possibile indicazione di un carattere genetico ereditario.

Diagnosi

L’OMS ha definito i criteri diagnostici per la trombocitemia essenziale, che devono essere tutti presenti:

  • conta piastrinica maggiore di 450.000/µl
  • proliferazione abnorme della linea megacariocitaria alla biopsia osteo-midollare in assenza di proliferazione delle altre linee (eritroide e granulocitaria)
  • assenza di criteri OMS per policitemia vera, mielofibrosi idiopatica o altre forme di patologie mieloproliferative croniche o sindromi mielodisplastiche
  • presenza della mutazione V617F del gene JAK-2 o di altre anomalie clonali o, in assenza di queste anomalie, assenza di cause di trombocitosi secondarie.

Gli esami diagnostici di solito prescritti sono:

  • emocromo e striscio di sangue periferico
  • studi citogenetici
  • mutazione di JAK2 mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) e, se negativa, analisi della mutazione CALR o MPL
  • eventuale esame midollare.

L’esame istologico midollare permette di differenziare la malattia da «forma vera» a forma «iniziale mielofibrosi», a seconda della morfologia dei megacariociti, cellule del midollo osseo volte alla produzione delle piastrine.

La scoperta della malattia di solito avviene in maniera casuale, attraverso analisi di controllo, per la sua natura frequentemente asintomatica.

Evoluzione della malattia: aspettative di vita

Questa patologia può portare a occlusioni dei vasi intestinali, di solito reversibili, trombosi dei grossi vasi e sanguinamento. Le occlusioni microvascolari spesso riguardano i piccoli vasi degli arti distali, dell'occhio o del sistema nervoso centrale.

Il sanguinamento si verifica più frequentemente in pazienti con trombocitosi gravi, ovvero con circa 1,5 milioni piastrine/mcL.

In generale, il decorso della malattia è molto lento e benigno e spesso non incide sull’aspettativa di vita.

Le complicanze trombotiche arteriose e venose gravi sono rare, ma quando si verificano possono essere letali. Nelle forme classificate come «iniziale mielofibrosi» la malattia evolve più spesso in mielofibrosi o leucemia acuta.

Terapia

La valutazione del rischio trombotico del paziente è fondamentale per la definizione della migliore terapia antiaggregante/mielosoppressiva. Le terapie utilizzate interessano soprattutto pazienti ad alto rischio (età > 60 anni e precedenti trombosi), mentre in soggetti giovani senza complicazioni trombotiche di solito è sufficiente sorvegliare l’andamento della malattia senza assunzione di farmaci.

Per soggetti a rischio si prescrive generalmente l’uso di antiaggreganti a basse dosi o anticoagulanti orali, a seconda del tipo di trombosi precedente, se arteriosa o venosa.

Sono disponibili per questi pazienti anche farmaci citoriduttori che servono a ridurre il numero di determinate cellule, in questo caso le piastrine. Ne esistono di vari tipi: l’idrossiurea, il busulfano, l’interferone (interferone alpha e interferone pegilato, a lento rilascio).

Novità terapeutiche

L’applicazione degli inibitori i JAK2 nella trombocitemia essenziale è ancora in fase di studio, ma i risultati sono incoraggianti.

La ricerca si sta indirizzando anche verso un’altra nuova classe di farmaci chiamata inibitori delle istone deacetilasi.

Vivere con la trombocitemia essenziale

I pazienti affetti da questa patologia riescono a condurre una vita normale. Per ridurre il rischio trombotico, è però consigliabile adottare uno stile di vita sano, eliminando il fumo e tenendo sotto controllo la pressione arteriosa, livelli di colesterolo, trigliceridi e glicemia.

Lo svolgimento di attività fisica viene raccomandato, in accordo con età e condizioni generali di salute.

Dieta

Risulta utile adottare una dieta equilibrata, come quella mediterranea, che permetta di ridurre il peso e il rischio cardiovascolare, e limitare l’assunzione di bevande alcoliche.

La voce dei pazienti

Ascolta la storia di Lisa, una paziente che convive con la trombocitemia essenziale e alcune domande e risposte su questa neoplasia rara con i podcast di MIELO-Spieghi, disponibili gratuitamente anche sulle principali piattaforme di podcasting: Spotify, Google Podcast, Apple Podcast e Spreaker.

Ep.5 TE – Storia pazienti: Lisa

Ep.6 TE – Q&A

Stai lasciando l'area PAG

Ora sarai reindirizzato su un contenuto dell'area pubblica