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Con l’arrivo della stagione calda aumenta la voglia di abbronzatura, ma è essenziale capire come gestire l’esposizione solare al meglio e, in generale, quale sia il ruolo della prevenzione del melanoma, che si distingue in primaria e secondaria.

Perché fare prevenzione

Fare prevenzione è importante, ma perché? Ne abbiamo parlato con Giulio Tosti, Direttore dell’Unità di Dermato Oncologia presso IRCCS, Istituto Europeo di Oncologia di Milano, che ci ha spiegato come negli ultimi anni il melanoma, un tumore maligno che origina dai melanociti della pelle, abbia aumentato la sua incidenza fino a diventare una delle patologie oncologiche più frequenti sotto i 50 anni. Se si fa prevenzione e si ottiene “una diagnosi precoce, nella fase iniziale, il melanoma è - sottolinea Tosti - nella maggior parte dei casi curabile, guaribile e con una prognosi eccellente”.

Al contrario, individuare un melanoma in fase avanzata può rendere la prognosi estremamente negativa.

Come difendersi dal melanoma: la prevenzione primaria

Accertato il ruolo fondamentale della prevenzione, vediamo di capire in cosa consista esattamente e, nello specifico, cosa significhi attuare una prevenzione primaria. Come indica Tosti, si tratta fondamentalmente di “cercare di abbattere i fattori di rischio che possono dare origine alla patologia, per cui, per quanto riguarda il melanoma, la prevenzione primaria consiste essenzialmente in una corretta educazione delle persone all’esposizione solare e all'evitare l’uso delle lampade artificiali”. Sono raccomandazioni importanti da trasmettere e far rispettare a partire dall’infanzia, perché scottature ed eritemi che si verificano da bambini o da ragazzi aumentano il rischio di contrarre successivamente un melanoma.

I raggi ultravioletti rappresentano uno dei principali fattori di rischio ambientali, e quindi modificabili, del melanoma. Tosti mette soprattutto in guardia dalle "esposizioni solari intense e intermittenti”, responsabili proprio di eritemi e scottature.

Ma come esporsi in maniera corretta al sole?
Bisogna evitare le ore più calde, cercando zone di ombra, e proteggersi con cappello e occhiali. Quando ci si espone è importante applicare una crema con filtro solare e adeguato SPF, ovvero il fattore di protezione, in modo da "diminuire la quantità di raggi ultravioletti che arrivano alle cellule della nostra pelle e che quindi provocano poi dei danni” - chiarisce Tosti. Il fattore di protezione va scelto in relazione al proprio fototipo, quindi al colore di pelle e occhi: più si è chiari e più alto deve essere il valore dello SPF.

La prevenzione secondaria: cos’è, come si fa e perché è fondamentale rivolgersi al dermatologo

La prevenzione secondaria consiste nell’effettuare una diagnosi precoce, elemento che, come abbiamo visto, è in grado di influenzare in maniera decisiva il tipo di prognosi. Per dare un’idea della questione, Tosti riporta che l’aspettativa di vita per pazienti con melanoma in stadio iniziale raggiunge il 95% a 10 anni dalla diagnosi: un dato estremamente positivo.

Come mettere in atto la prevenzione secondaria? Prima ancora di andare da un dermatologo è importante “fare un’autovalutazione della propria pelle – afferma Tosti - quindi tutti i soggetti dovrebbero esplorare periodicamente la propria pelle cercando di vedere se ci sono delle lesioni sulla pelle, dei nei che per esempio sono di recente insorgenza o che cambiano di aspetto, di dimensioni molto rapidamente”. In questi casi, va richiesto il parere di un medico specialista, per una verifica più attenta.

Un aiuto per svolgere l’autovalutazione viene dalla regola dell’ABCDE, che riassume le iniziali di alcune importanti caratteristiche da monitorare, ovvero asimmetria, bordi, colori, dimensioni ed evoluzione.

All’interno di un efficace piano di prevenzione è anche essenziale programmare a partire dai 14 anni visite di controllo periodiche da un dermatologo, in grado di mappare con strumenti professionali la pelle e i nei presenti. I soggetti ad alto rischio devono effettuare le visite in maniera più frequente, anche più volte all’anno, secondo il parere del medico.

Chi sono i soggetti ad alto rischio? Innanzitutto, sono le persone con fototipo chiaro, più predisposte ad arrossamenti e scottature. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla presenza di un numero elevato di nei o di nei atipici, ovvero con diametro superiore a 6mm e spesso con forma, bordi e dimensioni irregolari. Influisce anche sulla probabilità di contrarre un melanoma il fatto di essere già stati affetti questa patologia in passato o di avere casi in famiglia. Infine, rappresenta fattore di rischio, seppur più raro, la presenza di nei melanocitici congeniti di grandi dimensioni, presenti quindi già dalla nascita e con diametro maggiore di 20 cm.

Come fa il dermatologo a individuare lesioni cutanee sospette

Il dermatologo, dopo aver raccolto anamnesi e fattori di rischio del soggetto, effettua un primo controllo della pelle a occhio nudo. Per valutare anche i dettagli meno visibili, ricorre anche all’uso del dermatoscopio manuale, uno strumento ottico che si poggia direttamente sulla pelle. In caso di soggetti a rischio, con molti nei o nei atipici, può essere utile effettuare un’indagine più approfondita tramite la videodermatoscopia o dermatoscopio digitale, che offre la possibilità di ingrandimenti maggiori e di registrare le immagini, in modo da poter confrontarle nel tempo e valutare eventuali cambiamenti sospetti.

All’interno di alcuni centri specializzati si può ricorrere ad esami ancora più avanzati, come la microscopia laser confocale, utile a valutare singole lesioni sospette. Si tratta di una metodica non invasiva, che si avvale di una sorgente di luce laser, per visualizzare in vivo la cute, in particolare l’epidermide e il derma superficiale. Questo esame serve a diagnosticare non solo il melanoma ma anche altre forme di tumore della pelle. Infine, per accertare la natura di una lesione sospetta, si ricorre alla biopsia, che si attua con rimozione della lesione e sua analisi in laboratorio.

08/07/2022

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